Bologna, furto in casa Prodi «Mi dispiace per i ricordi»
«Il loro è stato un lavoro durato qualche ora: il tempo di controllare bene e di portare via quello che c’era di valore. Le medaglie, le targhe, la spilla della cresima di mia moglie regalata da sua nonna, le lauree ad honorem, i ricordi della vita accademica, politica e personale», racconta al telefono Romano Prodi, descrivendo il furto che ha subìto nella sua casa nel centro di Bologna la notte tra venerdì e sabato. Ogni tanto si intuisce un sorriso, ma è chiara l’amarezza per quel che gli è successo nell’appartamento. L’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea era con la moglie a Roma per partecipare all’udienza che il Papa ha concesso alla diocesi di Bologna. Le indagini — alle quali lavorano anche gli uomini della Digos — chiariranno la dinamica esatta. «Da quel che ho potuto vedere non ci sono stati segni di effrazione», spiega Prodi. Che racconta anche come si sono accorti del furto: «Ho telefonato a mio cognato, che abita al piano di sotto, come faccio ogni giorno. Lui mi ha raccontato di aver sentito delle persone sopra, pensava fosse qualcuno di noi. Gli ho detto che la casa doveva essere vuota. Ecco, i ladri sono stati lì diverse ore, hanno fatto un lungo lavoro». Quando è rientrato, continua l’ex premier, «ho visto che hanno preso diverse cose che per me e mia moglie rappresentano una parte importante della nostra vita». Prodi sottolinea di aver trovato aperte anche delle scatole che contenevano alcuni documenti. «Sono rimaste lì, anche se per me è stato un colpo vedere che avevano toccato le lettere personali spedite dai miei studenti e dai colleghi quando insegnavo e anche quelle dei miei ministri quando sono stato al governo». Qualche sospetto? «No, e di certo non penso sia stato un avvertimento o cose simili. Sono stati dei ladri entrati in casa e basta». E la serratura l’ha cambiata? «Oggi (ieri, ndr) è domenica, domani mattina sarà la prima cosa che farò». E si congeda cercando comunque di ridimensionare quello che è successo: «Nella vita c’è di peggio».