Che festa (senza invito ai party)
Due giorni in giro per la città con le scarpe sbagliate Un biplano portava nel nome il mio numero civico
Quando il Corriere della Sera mi ha proposto di passare il fine settimana a Milano come inviato poetico speciale ( I.P.S ) al Fuorisalone del Salone del Mobile, io di primo acchito ho pensato che si stessero sbagliando di persona, poi ho capito che parlavano proprio a me e ho accettato non senza un certo livello di ansia da prestazione.
Ansia da prestazione dovuta alla mia naturale incapacità di orientarmi nello spazio e al fatto che non possiedo uno smartphone e dunque anche la tecnologia non può venirmi in aiuto.
Però sono molto bravo a chiedere indicazioni.
Un’amica, prima della partenza per Milano mi ha detto: «occhio alle scarpe». Ho pensato subito a un discorso di design; mi son detto: «la mia amica mi sta consigliando di vestirmi come si conviene ad un appuntamento fashion come il Salone del Mobile di Milano». In realtà il consiglio era di portare scarpe comode e leggere. Purtroppo non le possiedo e a Milano, in questi giorni, vi assicuro si è camminato parecchio. Son sbarcato in città con anfibi da ritirata di Russia. Tralascerò comunque di raccontarvi le condizioni dei miei piedi dopo il primo giorno.
Milano mi ha accolto con l’estate e con un’atmosfera di festa che non mi aspettavo. Quando parlo di festa non intendo gli esclusivi party notturni vip, ai quali comunque non sono stato invitato. Parlo dei fiumi di persone che si sono riversate in città e che dalla mattina alla sera hanno popolato i cosiddetti «distretti» dove avvenivano le cose. E le cose erano tante. Sembra oltre 1.400 eventi sparpagliati per la città. E le persone erano tantissime. Sembra quattrocentomila un po’ da tutto il mondo. Ho visto una quantità di giapponesi che non credevo fosse possibile. Ho visto showroom di aziende di cucine che sembravano astronavi e astronavi che sembravano cucine. Ho visto uomini con barbe molto curate e donne bellissime su tacchi inauditi che sfidano le leggi della gravità e del buon senso. Mi ero fatto un piano strategico e una lista di luoghi da visitare che chiaramente non ho rispettato. Ho utilizzato la tecnica del «lasciarsi trasportare dalla corrente».
Ed è così che mi son trovato quasi per caso nella notevolissima installazione di Cartier in piazza Sempione. Un mondo di specchi e di luci e suoni lungo sessanta metri che celebra Alberto Santos-dumont che nel 1906 fece decollare a Parigi il biplano 14 Bis per 60 metri. Tra l’altro a Torino io abito al 14 bis. Un caso? Non credo. E poi come per magia mi son ritrovato a Lambrate sulla terrazza panoramica della Floristeria dove ragazze in costume facevano il bagno in una piscina oblunga e da dove si può godere di una bellissima vista della skyline di Milano. E poi ancora nel distretto delle 5 vie, in pieno centro. In via Santa Marta ci sono splendidi cortili e nei cortili mostre di tutti i generi e tipi. Una per tutte si intitola «Stanze sospese», progetto finalizzato a ripensare le condizioni abitative dei carcerati, un caso intechio ressante di design con finalità sociale.
In via Tortona mi avevano consigliato il Superstudio, una multi location polifunzionale dove però non sono entrato a causa della coda inumana che faceva muro ma mi son rifatto con l’opificio 31 e il Base (Ex Ansaldo).
Non mi sono fatto scappare le installazioni nel cortile dell’università Statale. Università che tra l’altro non avevo mai visto e che ho invidiato parec- Ho visto cose...
Ho visto showroom di cucine che sembravano astronavi e astronavi che sembravano cucine agli studenti milanesi. Anche qui molti specchi e un’installazione-lavagna gigantesca dove i bambini potevano disegnare con i gessetti.
Ecco, una cosa che mi è piaciuta di questa esperienza è che ho visto per la prima volta Milano. Ci sarò stato mille volte in questa tentacolare metropoli ma non mi ero mai fermato a guardarla. Voi lo sapevate che in via Ferrante Aporti, a lato della Stazione Centrale, ci sono degli antichi sottopassi che sembrano delle caverne e che grazie al Fuorisalone sono stati fatti rivivere? Io non lo sapevo.
Avrei ancora delle cose da raccontare ma lo spazio a mia disposizione è finito. Spero che il Corriere mi inviti anche alla settimana della moda così è la volta buona che mi compro delle scarpe giuste.