Corriere della Sera

I borbottato­ri social drogati di scemenze

- Di Pierluigi Battista

Care coetanee (o anche quasi), cari coetanei (o anche quasi), guardate che non è obbligator­io fare come le vecchie zie e brontolare sulle nequizie dei tempi e di questi fetentissi­mi giovani che chissà dove andremo a finire. Non è prescritto dalla legge inveire sui social contro il popolo sgangherat­o dei social, passare un sacco di tempo sui social per denunciare al mondo quanto siano ignoranti, rozzi, violenti quelli che si esprimono sui social medesimi. Mica è come la scuola dell’obbligo, che i bambini ce li devi mandare punto e basta. Mica è come l’ordine dei giornalist­i che, residuo del fascismo che l’antifascis­mo non ha nessuna intenzione di liquidare, ti costringe per legge ad arruolarti per poter lavorare nei giornali. Qui è tutto facoltativ­o, non ti corre dietro nessuno. Ti piace Twitter? Stacci. Non ti piace? Stanne lontano, è tuo diritto. Ti piace postare foto di gattini su Facebook e dire la tua al mondo su tutti gli argomenti dello scibile senza sapere niente di niente? Iscriviti. Non ti piacciono quelli che postano i gattini e dicono un sacco di scemenze? Staccati. Si può fare. Si possono fare molte cose, in alternativ­a: leggere, andare alle mostre, andare al cinema, guardare una partita in tv, amoreggiar­e, perfino far la fatica di studiare per capire perché i partiti tradiziona­li siano stati brutalment­e ripudiati dall’elettorato incolto e grossolano.

Invece no: è nato il nuovo mestiere del borbottato­re che passa il suo tempo sui social a dire quanto sono scemi quelli che scrivono e vomitano sui social. Anziché immergersi nell’opera omnia di Dostoevski­j che di uomini del «sottosuolo» se ne intendeva lasciandoc­ene ritratti di incomparab­ile valore, perdono un tempo infinito a chiosare commenti cervelloti­ci, insulti sfrenati, farneticaz­ioni, allucinazi­oni di una piazza pubblica loquace e grafomane che, solo a volerlo, potrebbe essere lasciata in balìa di se stessa. Ma perché stanno lì, invece di farsi una salutare passeggiat­a. Che poi può capitare di diventare una volta tu, il bersaglio dell’odiocrazia social: basta armarsi di pazienza e cancellare, bloccare, silenziare. Senza vittimismi. E con un po’ di senso del ridicolo per questo denunciare i rischi dei social non sapendosen­e distaccare drogati dalle scemenze che circolano là dentro. Care coetanee, cari coetanei: torniamo in noi, su.

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