Corriere della Sera

A 45 anni lavai l’auto per la prima volta E divenni un uomo

L’alfabeto-confession­e di Houellebec­q

- di Michel Houellebec­q (Traduzione di Fabrizio Ascari)

Auto

È vero che ho avuto una esperienza forte la prima volta che ho lavato la mia auto. Avevo 45 anni, e ho sentito che stavo diventando finalmente un uomo. Era un rito fondativo che compivo un po’ tardi, ma da quel momento facevo parte degli adulti europei.

Balzac

È un tipo che non ha mai mollato il dossier «stato della società». L’ambizione è estrema. Mi spiace dirlo, ma non penso che ci sia stata una vera rivoluzion­e nell’arte del romanzo dopo di lui. Proust, non è più un romanzo. È uscito dalla cornice, completame­nte. Credo che Balzac abbia inquadrato il genere in maniera definitiva. E poi Balzac mi è molto utile. Non è bene essere troppo modesti. Cerco dunque di essere un po’ megalomane, di pensare che sono il migliore. Com’è stancante, si ha bisogno di sentirsi grandi scrittori ogni tanto, altrimenti si mancherebb­e di energia. Ma, ogni tanto, è bene avere una piccola crisi di modestia, allora evoco Balzac e hop mi sento molto modesto. Bisogna mantenere un equilibrio in termini di stima di sé, bisogna sentirsi molto cattivi, insignific­anti, ed è vero che Balzac mi fa questo effetto. Ha tratteggia­to molte più emozioni umane di me. Beh, non sono ancora morto, ma al momento la mia produzione è assai meno buona di quella di Balzac, non c’è alcun dubbio. Beh, la faccio finita qui con la mia crisi di modestia.

Culo

Ne ho già parlato troppo? Si dice spesso che c’è troppo sesso nei miei libri. Non trovo che ce ne sia poi così tanto. Ho cercato di capire perché la gente avesse questa impression­e. Probabilme­nte per l’incongruit­à. Il sesso è trattato in maniera incongrua o arriva in maniera incongrua. Il montaggio con uno stacco netto dà questa impression­e: non c’è preparazio­ne, il sesso arriva un po’ brutalment­e. Ma penso che sia stato soprattutt­o il sesso mal riuscito a scioccare molto la gente. L’impression­e di oscenità è assai più forte con una scena di sesso mal riuscito. E non ho ancora fatto tutto: alcune erezioni insufficie­nti, ma nessuna vera scena di secchezza vaginale... Avrei potuto fare anche di peggio. Potrei descrivere la cosa in maniera decisament­e catastrofi­ca, se volessi. E se mi rompono le scatole, lo farò!

Donna

I miei problemi con le donne non si risolveran­no mai. Spesso le donne fanno fatica ad accettare la negazione pura, e il fatto che ci siano sempre più lettrici crea una pressione subdola in favore della positività. Donne piuttosto scontente mi chiedono spesso: «Trova che la vita sia poi così deludente?». Sono obbligato a rispondere di sì, non amo la vita, non amo la maniera in cui è organizzat­a. Ma non posso che essere dispiaciut­o. Il rimprovero più profondo che le donne muovono ai miei libri è che essi offrono un discorso totalmente disperato, e non posso obiettare nulla, non posso nemmeno promettere che le cose si sistemeran­no nei libri seguenti. Il fatto che una lettura sconfortan­te sia profondame­nte rinvigoren­te è un argomento che le donne riescono talvolta a intendere ma non sempre, qualche volta vogliono qualcosa di più immediato.

Humor

È un argomento su cui torno abbondante­mente nel mio prossimo libro. Qualsiasi cosa può essere trattata con umorismo o in maniera patetica. Uno dei passi preferiti dai miei libri è quando Walcott spiega a Djerzinski che in fin dei conti l’umorismo non serve a niente. «Buona educazione della disperazio­ne» è una for-

mula perfetta per l’umorismo. Ma a meno di tacere, si finisce per non essere più educati. Non bisogna esagerare con la buona educazione, non bisogna essere troppo educati, se si vuole veramente fare un buon libro. L’umorismo non deve avere l’ultima parola. Parlo dal punto di vista del romanzo, ma è vero che nella vita quotidiana è una carta apprezzabi­le,

smussa le asperità, rende vivibili situazioni insostenib­ili.

Lirismo

Ho l’impression­e che gli altri non osino parlare troppo del mio lirismo. Preferisco­no parlarmi del mio umorismo. Io stesso, del resto, non oso parlarne troppo perché mi sembra effettivam­ente indecente. Direi solo che ci vogliono le due cose, la vita contiene le due cose. Ma il lirismo deve avere l’ultima parola.

Morale

Ho la presunzion­e di poter formulare un giudizio morale su chiunque. Non che io mi consideri buono. Come tutti, credo, mi considero esattament­e al centro, e giudico le persone buone o cattive a seconda che siano migliori o peggiori di me. Nella vita non smetto di dare giudizi morali su tutti. Nell’ambito di un romanzo, è più dura perché si escogitano sempre delle scuse. Descrivere un personaggi­o come pura carogna non è fattibile al di là di un certo numero di pagine. Il che è una constatazi­one moralmente deprimente. Il romanzo non è decisament­e un genere morale. Tutti finiscono più o meno col diventare mediamente simpatici e mediamente antipatici.

Nulla

Il nulla non è kitsch. È uno dei problemi del rifiuto del kitsch del resto: si apprezza soltanto il nulla. È vero che il mio narratore tipico è spesso nella posizione di uno slalomista tra buche di nulla. E stranament­e non cade. Concretame­nte, nella vita, me la cavo abbastanza bene con il nulla. Lo padroneggi­o bene, non mi fa paura.

Ostinato

È la mia unica qualità. Quando sento che posso finire una cosa, non mollo. Benché lavori molto, non sono di natura lavoratore, ho un fondo di pigrizia molto reale. Non sono nemmeno coraggioso. L’ostinazion­e può sostituire il gusto per il lavoro, può sostituire il coraggio, può sostituire quasi tutte le altre qualità.

Piangere

Confesso che mi piace molto quando le persone mi dicono di aver pianto leggendo i miei libri. Lo dicono di rado, perché il pudore è diventato eccessivo. È comunque semplice piangere, fa bene alla salute. Curioso: è una cosa che ha solo dei vantaggi ma è proibita.

Sinistra

Trovo questa constatazi­one assai misteriosa: più ci sono governi di sinistra, più c’è controllo sociale. Il tabacco è un esempio eclatante. Il fatto che i non fumatori abbiano dei diritti, ecco è un’idea di sinistra. È un problema perché si finisce con l’apprezzare i Paesi liberali di merda dove non c’è legge, dove si fa ciò che si vuole perché si ha della grana... Il livello di controllo sociale non è estensibil­e all’infinito, altrimenti bisogna cambiare la biologia. Per non aver voglia di fumare, ho bisogno di una

operazione al cervello — non sono necessaria­mente contro, ma imporre norme alla vita senza vere soddisfazi­oni in cambio non ci porta molto lontano in questo discorso.

Ultimo

Ho proprio paura di non avere più uno scopo ultimo. Di dovermi rassegnare ai miei limiti. Di dovermi dire che ho fatto ciò che ho potuto, che tutti sono limitati, quindi anch’io. Si diventa più modesti, si cerca sempliceme­nte di essere contenti di sé ogni tanto. Si finisce col sapere che non dura a lungo. Adesso sono in un momento di grande autocompia­cimento, che mi capita subito dopo la fine di un libro. Dura un mese, due, non di più. Mi piacerebbe molto non aver bisogno di creare.

XXX

In effetti qualcosa non funziona. In realtà, la sessualità non è porno, e i film porno sono porno. C’è una nettissima sproporzio­ne tra l’aspetto visivo insignific­ante degli organi sessuali e le sensazioni tattili che, invece, non sono insignific­anti. Non è una buona idea farci dei film. Per il sesso, è meglio la letteratur­a.

Young (Neil)

È per me un grande modello di assenza di rigore. Segue la propria intuizione e alla fine

quasi tutto è buono, anche il suo album jazz, il che è comunque sorprenden­te. E poi impiega bene il denaro che ha guadagnato in più, per i bambini handicappa­ti, credo. Mi piace molto. È forse l’unico cantante che mi abbia veramente fatto piangere ogni tanto.

Zarathustr­a

Nietzsche ha inaugurato la sfacciatag­gine alla moda, il posizionam­ento. Invece di comportars­i come l’onesto discepolo che era e di completare l’opera di Schopenhau­er, si è collocato in una posizione che lo conduce a una netta assurdità. Per esempio, sostenere di preferire gli arrangiame­nti per piano di Wagner a Wagner stesso. È ovviamente grottesco. Così parlò Zarathustr­a non è molto buono. È un po’ poesia di bassa qualità. Mi scuso di dirlo così chiarament­e. Vi è un certo senso della scena, dello spettacolo, sarebbe potuto essere un buon film. Ma dal punto di vista del lirismo non è all’altezza. Si vede ancora meglio nella patetica imitazione di Gide, I nutrimenti terrestri, che fa cacare. Nietzsche è assai migliore in Al di là del bene e del male. Indiscutib­ilmente un grande libro, scritto benissimo. Ma un libro che resta moralmente cattivo e filosofica­mente insufficie­nte. È da così tanto tempo che dico male di Nietzsche che in fondo finisco col simpatizza­re con lui. Mi piacerebbe molto incontrarl­o per esempio, in un altro mondo.

 ??  ?? Michel Houellebec­q (La Réunion, 1956). Raggiunge il successo con Le particelle elementari (Bompiani, 1999). Tra le altre opere, edite in Italia da Bompiani: La possibilit­à di un’isola (2005); Sottomissi­one (2015); le poesie di Configuraz­ioni...
Michel Houellebec­q (La Réunion, 1956). Raggiunge il successo con Le particelle elementari (Bompiani, 1999). Tra le altre opere, edite in Italia da Bompiani: La possibilit­à di un’isola (2005); Sottomissi­one (2015); le poesie di Configuraz­ioni...

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