Corriere della Sera

L’ultimo tuffo di Kalidou «È davvero bello vincere le partite così»

«Anche i tifosi ci hanno aiutato». Al gol festa in città

- Massimilia­no Nerozzi

TORINO Il gol di Zaza (febbraio 2016) stavolta l’ha fatto Kalidou Koulibaly, e il Napoli ha vinto come fosse la Juve.

All’ultimo tuffo, anche il suo, per arrivarci di testa, quando gli altri non ci credono più e tu sì. Impossibil­e non spogliarsi della maglia, davanti allo spicchio (riaperto) dei tifosi azzurri, e delle emozioni, a fine partita: «Eravamo molto carichi — racconta il difensore —, al punto giusto, e anche i tifosi ci hanno dato una mano. Siamo felici anche per loro». Miglior modo per ripagarli non c’era, per risultato e tempismo, visto che qui proprio al Napoli era capitato di perdere. Al minuto 88, con quella sventola di Zaza, che invertì il destino e rubò i sogni sotto al Vesuvio, dove ieri sera già si festeggiav­a: notte di felicità al gol in città. Ora, invece, la paura non fa più 90, anzi, gioia: «Questo era il modo migliore per vincere questa partita — racconta ancora Koulibaly — perché la Juve è una squadra fortissima, ma il Napoli ha dimostrato di poter combattere». Pausa: «Io ci ho sempre creduto. Come credo allo scudetto». Sennò non ti fiondi davanti, nel covo del nemico, a dar la caccia all’ultimo cross, come fosse il treno per il paradiso. Non basta ancora, ma gonfia l’anima, oltre che l’ambizione: «Vogliamo vincere tutte le partite, fino alla fine». Mica è tutto, per uno stopper che in una notte così s’è riscoperto attaccante (quinto gol), sul campo e a parole: «Abbiamo fatto tanti sforzi e sacrifici, e ne faremo degli altri».

È il trionfo del Napoli, è di Koulibaly, uno che da quando è in Italia, e siamo alla quarta stagione, s’è trasformat­o, di anno in anno. Pure grazie a uno che stava dall’altra parte, e che nel mestiere è docente: «Ho guardato e studiato i video di Barzagli — ha raccontato il difensore senegalese agli amici — perché ha un tempismo e un’eleganza incredibil­i». L’allievo s’è fatto profession­ista, se non ancora maestro. Di certo costoso, se in estate Antonio Conte l’avrebbe volentieri impacchett­ato per il Chelsea, a 60 milioni. Ma questa, va sa sé, è pure la vittoria di Maurizio Sarri: «Crediamo nel suo gioco». Un tecnico cui si può imputare una pessima educazione — ieri il dito medio ai tifosi bianconeri dal pullman, arrivando allo stadio — ma non l’organizzaz­ione, tattica ed estetica. E pazienza per quella divisa da jogging che proprio non piace ad Allegri: «Gli allenatori che vanno in panchina in tuta, li multerei, perché rappresent­ano la società». In fondo, si può strizzare l’occhio al club pur restando casual, come John Elkann, a bordo campo, durante il riscaldame­nto: rigorosame­nte in bianco (pantaloni) e nero (maglia).

Di bianconero sul campo, invece, ce n’è stato pochissimo, se nel primo tempo Higuain ha toccato il pallone appena nove volte. Pure per l’incombere di Koulibaly, che al fisico ha abbinato letture tattiche da italiano. Juventusna­poli erano tanti duelli in una battaglia, compreso quello tra Allegri e Sarri: l’uno pragmatico, l’altro integralis­ta. Sistemati agli opposti pure per la storia delle squadre: da una parte l’abitudine (di vincere), dall’altra il sogno (di farlo). Koulibaly l’ha reso di nuovo possibile.

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(Ansa) Duellanti Stretta di mano tra Maurizio Sarri e Massimilia­no Allegri

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