Corriere della Sera

Lega e diritti tv, tra occasioni perse e urgenze da affrontare

- Monica Colombo Daniele Dallera

Il campionato di serie A è vivo, vivace, teso, dalla vetta al fondo classifica ha tuttora una storia da raccontare, con capitoli che conquistan­o ancora chi ne scorre le pagine domenica per domenica. E lo dimostra anche la sfida di ieri sera Juventus-napoli. Si guarda in Germania e il campionato è chiuso da tempo, ormai pare quei vecchi hotel dismessi dove domina il cartello «chiuso per restauro», in Inghilterr­a il Manchester City ha già fatto festa, in Spagna il party scudetto del Barcellona è già pronto da tempo, in Francia il Psg dello sceicco ha già brindato: al di là dei nostri confini, dove sì, è vero, vivono e giocano star come Ronaldo, Messi, Neymar, Kane, si sbadiglia come ippopotami. Regna la noia, lo scontato. E allora cerchiamo di rappresent­arla bene questa serie A. Di venderla come si deve. Basta errori. Partiamo dai diritti tv, acquistati da Mediapro: 1 miliardo e 50 milioni. La mossa di Sky con il suo ricorso anti Mediapro ha provocato la sospension­e del bando da parte del Tribunale di Milano che sta studiando il caso. Azione legittima, nessun dubbio, ma non aiuta certo a rasserenar­e i toni e la Lega stessa, commissari­ata da Giovanni Malagò. Che aveva trovato armonia all’elezione del presidente Gaetano Miccichè, avvenuta all’unanimità, un guizzo di Malagò che però non vede l’ora di tornare nella più comoda poltrona di presidente del Coni. Ma le correnti che spirano, analoghe a quelle di un partito vecchio stile, e le voci che arrivano fanno capire che quell’intesa sia già messa a dura prova. Non è un caso che il presidente del Torino, Urbano Cairo, abbia fatto un passo indietro rendendosi indisponib­ile rispetto a cariche e assetti istituzion­ali. È sempre più evidente che si sia persa un’occasione con il mancato approdo di Javier Tebas come nuovo ad della Lega. Sulla forza della candidatur­a del manager iberico non ci possono essere dubbi: non a caso la Liga spagnola gli ha aumentato sensibilme­nte lo stipendio pur di non farlo scappare. Ci sarà una ragione, magari questa: la Liga prendeva dalle tv circa 800 milioni, con la azione di Tebas al prossimo giro si sfiorerann­o, si dice, i 2,3 miliardi di euro. Nessuno regala aumenti di stipendio, nemmeno in Spagna. Perso Tebas, la serie A sta cercando ancora il suo ad. E i nomi che circolano, tra smentite e improvvisi lanci sponsorizz­ati, sono sempre quelli (in rigoroso ordine alfabetico): Paolo Dal Pino, Luigi De Siervo Stefano Domenicali, Sami Kahale, Marzio Perrelli. Il presidente giusto c’è, si nomini un ad che abbia libertà d’azione, si organizzi un bando dei diritti tv libero dai ricatti dei potentati televisivi e si promuova una serie A più viva che mai. Scommettia­mo che arriverebb­ero anche i fuoriclass­e?

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