Corriere della Sera

Nadal non finisce mai: «Difficile giocare meglio di così»

Titolo numero 11 a Montecarlo per lo spagnolo, reduce da un lungo stop e lanciatiss­imo verso Parigi

- Gaia Piccardi

Settantatr­é giorni. Di bacino di carenaggio, terapie e dubbi al calduccio del clan Nadal. Poi il rodaggio in Coppa Davis, contro la Germania all’inizio di aprile. Ed eccolo, il vero Rafa rigenerato dall’aria salmastra del Mediterran­eo e dalla terra battuta di quel centrale di cui conosce — uno a uno — ogni singolo granello: l’11ª vittoria a Montecarlo (un record, nello stesso torneo, nell’era Open di cui ieri ricorreva il 50° anniversar­io dalla nascita) consegna alla stagione sul rosso la migliore versione di Rafael Nadal possibile, un sogno rispetto agli incubi dell’inizio dell’anno.

L’infortunio alla coscia all’australian Open (ritirato nei quarti con Cilic) pareva l’ennesima pietra tombale sulla carriera del tennista più logoro. E invece no: «Non è facile descrivere cosa si prova quando si torna da un lungo infortunio e si conquista un trofeo importante — ha detto Nadal affacciato sulle rocce a strapiombo del Country Club —. Negli ultimi mesi ho vissuto momenti brutti, che ho superato grazie all’aiuto della famiglia. Ora posso ammetterlo: è difficile giocare meglio di così».

Rinascere dalle proprie ceneri è lo sport preferito dell’ex ragazzo che a Montecarlo si è regalato il 76° titolo Atp (31° in un Master), battendo in due set (6-3, 6-2) un avversario altrettant­o redivivo: Kei Nishikori, precipitat­o al numero 36 del ranking a causa dell’infortunio che l’ha costretto a saltare gli ultimi due Slam. C’erano stati altri ritorni eccellenti, nella carriera della Fenice che non smette di stupire. Il più epico (non senza polemiche)? Il 29 giugno 2012 Rafa giocava quello che sarebbe stato il suo ultimo match per molto tempo contro il carneade Rosol al secondo turno di Wimbledon: la sindrome di Hoffa, un’infiammazi­one cronica al cuscinetto del ginocchio, l’avrebbe obbligato a rinunciare all’olimpiade di Londra (dove sarebbe stato portabandi­era della Spagna), all’open Usa, al Master di fine anno e alla finale di Coppa Davis (finita, senza di lui, nelle tasche della Repubblica Ceca). Sarebbe tornato a vincere sul duro americano a Indian Wells l’anno dopo, annettendo­si a ruota il Roland Garros n. 8 e l’open Usa n. 2. Oggi Nadal comincia la sua 171ª settimana da numero uno. Difficile immaginare chi possa batterlo da qui a Parigi.

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(Getty Images) Coppa Rafa Nadal, 31 anni, abbraccia il trofeo

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