Il primo bambino all’anagrafe registrato con due mamme
Torino, Chiara e Micaela: non volevamo mentire, siamo entrambe genitori
TORINO Ora è troppo impegnato a dormire tra una poppata e l’altra, ma un giorno bisognerà pure raccontarlo al piccolo Niccolò Pietro. Di sicuro prima che impari a leggere e incappi per caso in qualche atto di convegno, sentenza, manifestazione che parlerà di lui. Bisognerà spiegargli le cose con naturalezza. Impresa difficile visto che nei suoi primi 10 giorni di vita Niccolò è piombato in un intrico legalreligioso-etico che fino a pochi anni fa sarebbe stato inimmaginabile. Difficile, visto che alle 11.05 di ieri, con un tratto di penna sui vecchi moduli di registrazione anagrafica dei neonati, la sindaco di Torino Chiara Appendino ha, sono parole sue, «messo in pratica una soluzione che consentirà a tutte le coppie dello stesso sesso con figli di essere riconosciute come famiglie».
Nato il 13 aprile all’ospedale Sant’anna di Torino, Niccolò è diventato il bimbo numero uno in Italia ad essere registrato come figlio di due mamme. Le due donne l’hanno tanto voluto da essere andate in Danimarca per sottoporre la più giovane tra loro all’inseminazione eterologa. Il record di Niccolò rischia di saltare se qualche magistrato farà ricorso. Ma, anche se fosse, il poppante è già una star nel mondo gay e di quello della procreazione assistita.
Il piccolo è stato concepito con un seme di donatore ignoto. Per le regole danesi, prima del trattamento entrambe le aspiranti mamme hanno dovuto firmare un impegno insolubile di «piena responsabilità genitoriale».
Lei è Chiara Foglietta, consigliere comunale del Pd a Torino. L’altra lei è Micaela Ghisleni, professoressa di bioetica al Politecnico torinese. Capelli ricci una, lisci l’altra, entrambe poco trucco, camicie asciutte, orecchini e girocollo di perle che possono scambiarsi ogni mattina.
La casa è felicemente sottosopra, invasa dai nonni che orbitano attorno alla culla e dai giornalisti. La mamma politica passa da una intervista all’altra. La mamma filosofa dirige il traffico e chiede silenzio per il riposino del celebre bebè.
Arriva anche «zia Monica», la senatrice Cirinnà, Pd, prima firmataria della Legge sulle unioni civili e paladina nazionale dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali.
Senatrice, è scocciata che la prima iscrizione anagrafica di un bambino come Niccolò sia stata concessa da una sindaca Cinque Stelle? «Macchè – sorride obliqua la “zia” -. Lo considero come un parziale risarcimento al loro mancato voto per le unioni civili del 2016».
Alle due mamme quella legge (passata poi con la fiducia) non è ancora servita. «Non siamo sposate — spiega la mamma bioeticista — né in Italia né all’estero. L’impegno solenne l’abbiamo preso con il bimbo. In Danimarca il “consenso informato alla procreazione assistita” ci obbliga entrambe e in misura uguale nei confronti del figlio. In fondo è un atto più meditato di molti rapporti sessuali tradizionali».
«Ci siamo conosciute nel 2016 a una manifestazione gay qui a Torino. Potevamo fare come altre coppie etero e omo che registrano la nascita all’estero e poi chiedono la trascrizione in Italia, ma qualcuno doveva pur cominciare», è la mamma politica a parlare. «Per la legge danese siamo entrambe genitori e all’anagrafe non volevamo mentire. Come consigliere comunale, avrei commesso un falso ideologico in atto pubblico. Così alla domanda “chi è la mamma?” abbiamo risposto “noi”».
Niccolò reclama il latte. «La registrazione potrà essere impugnata, ma siamo pronte a rispondere con l’avvocato. Chiediamo solo la parità tra omo e eterosessuali». Coppia Chiara Foglietta
(a destra) e Micaela Ghisleni escono dal municipio di Torino dopo aver registrato all’anagrafe il figlio Niccolò Pietro
Il sindaco Appendino: tutte le coppie gay con figli saranno riconosciute come famiglie