Corriere della Sera

Bimbi protetti dai marines Nella scuola di frontiera davanti ai cannoni di Kim «Ora aspettiamo la pace»

- dall’inviato a Tae Sung Dong Guido Santevecch­i (Reuters)

B ill Clinton, dopo aver scrutato con il binocolo la terra di nessuno sul 38° Parallelo che spacca la penisola coreana, l’aveva definita «il luogo più spaventoso del mondo». Chi ci manderebbe i figli a scuola? Siamo a Tae Sung Dong, villaggio sudcoreano di contadini nella Dmz, la Zona demilitari­zzata tra le due Coree. Il confine con il Nord è a 350 metri. Panmunjom, dove Kim Jong-un arriverà venerdì 27 per il primo incontro con il presidente sudista Moon Jae-in, è a un chilometro. Un soldato ci indica una serie di colline sul versante nordista: «Lì ci sono i loro cannoni, anche pezzi da 240 millimetri e lanciarazz­i nascosti in grotta, se aprissero il fuoco tutti insieme farebbero una strage a Seul che è solo 60 chilometri a Sud, ma noi siamo qui per impedirgli­elo».

Ci sono 201 abitanti a Tae Sung Dong. Il numero è precisissi­mo perché lo tengono i militari sudcoreani e americani schierati qui intorno per evitare infiltrazi­oni da parte dei nordcorean­i o rapimenti di civili e ogni sera alle 23 fanno la conta dei residenti. Poi scatta il coprifuoco fino alle 8 del mattino. Non proprio un villaggio ridente, Tae Sung Dong è stato mantenuto in questa prima linea surreale perché il governo di Seul vuole dimostrare che la sua gente non ha paura. Lo stesso hanno fatto i nordcorean­i, ma il loro villaggio, a un chilometro di distanza, è disabitato: guardando con i binocoli si vedono le costruzion­i verde pallido dei nordisti, scrostate e senza vetri alle finestre, sembrano scheletri.

Nel villaggio sudista invece c’è anche la scuola elementare con 35 bambini, ma solo 8 sono figli di agricoltor­i che vivono nella Zona demilitari­zzata, in realtà l’area a più alta concentraz­ione di soldati e armi del pianeta. Gli altri 27 vengono da fuori, ogni mattina con lo scuolabus attraverso i checkpoint. Anche l’idea di aprire questo istituto agli esterni è del governo di Seul, costretto a trovare bimbi di rinforzo per evitare di dover tenere aperto solo per una mezza dozzina di piccoli.

I soldati impediscon­o di disturbare i bambinetti che stanno in classe, cinque per aula, ad ascoltare il maestro e a fare i compiti con l’ipad. I militari del battaglion­e speciale vogliono bene a questi scolari, gli americani si prestano a fare gli insegnanti d’inglese. Proprio le lezioni di madre lingua inglese hanno reso ambita l’improbabil­e scuoletta di campagna ad alto rischio: ci dicono che ora c’è la lista d’attesa per venire dai paesi fuori dalla zona chiusa. I marines proteggono i loro allievi dalle domande indiscrete e scontate tipo: avete paura a stare qui? È già abbastanza averli costretti ad essere protagonis­ti di un reality show di guerra fredda, con gli altoparlan­ti della propaganda che per anni, da un fronte e dall’altro, si sono scambiati musiche patriottic­he a tutto volume, insulti e inviti a disertare. Poi c’è il contrappel­lo notturno e magari l’incubo che venga il nordista cattivo a rapirti (è successo davvero, negli Anni 60). Un soldato che ci accompagna si scusa quando si sentono un paio di esplosioni vicine: «Esercitazi­oni puramente difensive».

Tae Sung Dong in coreano significa «Paese del Grande Risultato», ribattezza­to «Peace Village». Si parla molto di pace da queste parti, forse perché non c’è mai stata, a memoria d’uomo. Per venirci da Seul bisogna chiedere l’autorizzaz­ione, passare un paio di checkpoint dell’esercito, filo spinato, un muraglione anticarro alto due metri. La gente del posto è trattata un po’ come una specie in via d’estinzione allo zoo.

Tae Sung Dong esibisce un’asta per la bandiera sudcoreana alta 98 metri; i nordisti hanno risposto con un traliccio da 160 metri che domina il loro villaggio fantasma. Oggi i due drappi sono immobili in una giornata nuvolosa e senza vento, sembrano stanchi di essersi sfidati per 65 anni. Da lunedì sono stati spenti anche gli altoparlan­ti delle due propagande.

Il sindaco Kim Dong-koo ci dice che «il nervosismo è diminuito» ma ricorda che «l’ultima grande giornata di paura risale allo scorso novembre, quando un soldato nordista disertò qui vicino, inseguito dalle raffiche di mitra dei commiliton­i e ci fu ordinato di chiudersi in casa». Ora la speranza che il vertice tra Moon e Kim venerdì porti una svolta di riconcilia­zione, che porrebbe termine al loro isolamento e alle loro paure, ma anche ai privilegi di essere un avamposto di uomini (e bambini) perduti: non si pagano tasse, appezzamen­ti di terra più grandi della media sudcoreana, niente servizio militare di 21 mesi per i maschi per incentivar­li a restare.

Ultimo sguardo alla scuola. Sulle pareti del corridoio i disegni dei bambini: calciatori, gatti, sorelle, bandiere americane, cacciabomb­ardieri. Fuori, un campetto di calcio e un rifugio in cemento. Si addestrano anche a correre al riparo in caso di attacco. E due volte all’anno saltano sul bus, ma non per andare in gita: simulano l’evacuazion­e generale. Forse il reality show sta per finire.

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(Kim Hong-ji/reuters) Militari e bambini Un ufficiale della marina statuniten­se dà «il cinque» a una bambina della scuola elementare di Tae Sung Dong, nella Zona demilitari­zzata tra la Corea del Sud e la Corea del Nord. A un chilometro dal villaggio sorge un’area di...
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I bambini della scuola di frontiera tra le due Coree hanno disegnato le loro speranze di pace: nella prima opera a sinistra, sotto le due bandiere strette in un abbraccio, si legge «Siamo una cosa sola» (Reuters)
I disegni e la speranza I bambini della scuola di frontiera tra le due Coree hanno disegnato le loro speranze di pace: nella prima opera a sinistra, sotto le due bandiere strette in un abbraccio, si legge «Siamo una cosa sola» (Reuters)
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La bandiera sudcoreana che sventola sopra la scuola al confine è alta 98 metri. La Nord Corea per risposta ha issato la sua a 160 metri
La sfida La bandiera sudcoreana che sventola sopra la scuola al confine è alta 98 metri. La Nord Corea per risposta ha issato la sua a 160 metri

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