«La politica governi le piattaforme digitali La libertà va insieme alla responsabilità»
Lo scandalo Cambridge Analytica sull’utilizzo illecito di dati personali raccolti da Facebook, al fine di influenzare risultati elettorali, è l’ennesima dimostrazione dell’urgenza di governare le piattaforme digitali.
Per esprimere tutte le sue potenzialità di crescita, occupazione o sviluppo tecnologico la rivoluzione digitale ha bisogno di libertà. Non dobbiamo però dimenticare che, nelle nostre democrazie liberali, la libertà deve essere accompagnata dalla responsabilità. Finora non è sempre stato così. Non solo a causa del rapidissimo sviluppo delle applicazioni digitali; ma anche per un’errata concezione ideologica che vede in qualsiasi intervento normativo un freno allo sviluppo. Sarebbe come se, per non rallentare la diffusione delle automobili all’inizio dello scorso secolo, ci si fosse rifiutati di introdurre un codice della strada con multe e semafori. In realtà, delle buone regole sono la base per uno sviluppo equilibrato, dove la tutela delle persone e del mercato crea fiducia e fa da volano a investimenti, tecnologia e crescita. Le piattaforme, che di fatto si comportano come editori, devono anch’esse essere responsabili dei contenuti. Non possono permettere impunemente la diffusione di pedopornografia, vendita illegale di armi, messaggi di radicalizzazione e di propaganda terroristica, odio razziale, contraffazione o notizie palesemente false. Più in generale, i giganti del web devono essere soggetti alle
dL’invito a Zuckerberg Dobbiamo pretendere tutti i chiarimenti necessari sul possibile utilizzo dei nostri dati per manipolare i risultati elettorali. Ho invitato Mark Zuckerberg a comparire di persona per rispondere a 500 milioni di europei stesse regole su protezione dei lavoratori, privacy, consumatori, trasparenza, tassazione o proprietà intellettuale previste per le altre imprese. Questo anche per garantire una concorrenza leale con gli operatori tradizionali. Buone regole di concorrenza garantiscono un mercato interno funzionante, senza barriere e abusi di posizioni dominanti che danneggiano piccole e medie imprese e consumatori.
Le piattaforme online non possono sostituirsi allo Stato, imponendo gabelle e diritti di passaggio senza a loro volta pagare alcuna imposta. I cittadini chiedono equità fiscale. Alcuni Stati, invece, che pure beneficiano del mercato europeo, applicano imposte irrisorie, palesemente inique, per attirarle sul proprio territorio. Così facendo, danneggiano gli altri Stati, che sono costretti a compensare i mancati proventi aumentando le tasse o tagliando i servizi sociali. Per questo, i giganti del web vanno tassati, come proposto da Parlamento e Commissione, dove creano valore; ossia dove raccolgono pubblicità, vendono dati, hanno visualizzazioni e contatti, o effettuano transazioni.
Buone regole vuol dire anche trovare il giusto equilibrio tra la libertà degli utenti e il rispetto della loro vita privata. Non è accettabile che il prezzo da pagare per accedere alle applicazioni online sia la rinuncia alla privacy. Lo scandalo Facebook-cambridge Analytica richiama la politica al dovere di vigilare per evitare abusi; ma offre anche un’opportunità per ricordare ai cittadini che l’ue li sta già proteggendo. Siamo all’avanguardia in materia di rispetto della privacy. Il 25 maggio entreranno in vigore nuove regole europee che garantiscono, tra l’altro, il diritto all’oblio, a essere protetti dall’invio selvaggio di mail pubblicitarie, a sapere quando i dati personali sono stati violati e come vengono utilizzati.
Per discutere di questi temi insieme a istituzioni e operatori ho promosso, con la Commissaria europea per l’economia digitale, Mariya Gabriel, una conferenza di alto livello che si terrà oggi, 25 aprile, nella Plenaria del Parlamento.
La vicenda Cambridge Analytica ci impone di non abbassare la guardia. Dobbiamo pretendere tutti i chiarimenti necessari sul possibile utilizzo dei nostri dati per manipolare i risultati elettorali, a cominciare dal referendum sulla Brexit. Per questo, ho invitato Mark Zuckerberg a comparire di persona davanti al Parlamento europeo per rispondere a 500 milioni di europei. Mi aspetto una sua piena collaborazione per ristabilire la fiducia dei nostri cittadini. *Presidente del Parlamento europeo