Corriere della Sera

LA PAZIENZA DEL REGISTA

- Di Sabino Cassese

Il presidente della Repubblica ha svolto due consultazi­oni con le forze politiche rappresent­ate in Parlamento, il 4-5 e il 12-13 aprile. Non avendo riscontrat­o l’esistenza di una intesa di maggioranz­a parlamenta­re, ha incaricato, il 20 aprile, la seconda carica dello Stato di compiere una esplorazio­ne alla ricerca di tale maggioranz­a tra centrodest­ra e M5S. Fallita tale esplorazio­ne, ne ha richiesta, tre giorni dopo, un’altra alla terza carica dello Stato, in diversa direzione, quella del M5S e del Pd.

Il Paese segue con ansia e preoccupaz­ione (ma anche con l’attenzione e la curiosità con le quali si potrebbero seguire le mosse dei giocatori e attendere i risultati di una partita) questo iter procedural­e alla ricerca di un governo che richiede necessaria­mente accordi parlamenta­ri (le elezioni hanno indicato vincitori senza vittoria). È stupito dal contrasto tra le elezioni regionali, che hanno consentito al Molise di avere un capo dell’esecutivo il giorno dopo le elezioni, e quelle nazionali, che a distanza di due mesi non hanno prodotto un analogo risultato.

Sa che nei prossimi tre mesi si addensano scadenze internazio­nali alle quali occorrerà che l’italia sia pienamente rappresent­ata (due importanti riunioni dell’unione Europea, un vertice della Nato e un Summit del G7). Capisce, d’altra parte, che le forze politiche vogliano attendere i risultati della seconda elezione regionale, per evitare di appesantir­e le ali di un nuovo governo, al momento del decollo.

Tutto questo avviene con grande ordine e nel rispetto di tutte le procedure, segno della forza della democrazia. Il Presidente, il regista delle crisi, non vuole lasciare nulla di intentato, per rispettare la volontà espressa dall’elettorato: ha quindi avviato tre diverse procedure di consultazi­one, affidate a mani diverse, e se ne riserva probabilme­nte una conclusiva. I partiti politici che si sono affacciati sulla scena parlamenta­re, rinnovando­la per due terzi, hanno rapidament­e seguito le regole della democrazia, passando da movimento a istituzion­e, cominciand­o a convertire slogan in indirizzi politici, mostrando anche di essere bravi tattici, con negoziati e trattative, necessaria­mente riservati, accettando compromess­i. Fino a ieri prevalente­mente attivi nella piazza o nella Rete, stanno mostrando ora di sapersi muovere anche nel Palazzo.

La Costituzio­ne stabilisce che vi deve essere una «politica generale del governo» e un suo «indirizzo politico ed amministra­tivo». Le forze politiche, divise in tre (o quattro) poli, cercano di de-differenzi­arsi, si industrian­o di trovare possibili punti di accordo, consapevol­i del fatto che la responsabi­lità di formare un governo passa attraverso l’esame

delle compatibil­ità dei programmi, se è necessario un accordo (come in tutte le democrazie che, proprio per questo, sono state chiamate consociati­ve).

Gli accordi sui vertici parlamenta­ri sono stati raggiunti rapidament­e. È più difficile la partita del governo, che richiede necessaria­mente intese più complesse. Nei confronti di queste ultime vi sono oggi segni di insofferen­za. Ma la Repubblica fu fondata su compromess­i. Uno storico ha osservato che alla Costituent­e non vi fu leader che non sottolinea­sse la necessità di arrivare a un compromess­o: tra gli altri, nel marzo-maggio 1947, Saragat, Togliatti, Basso. E, successiva­mente, in tanti (tra gli altri, Moro e Mortati) apprezzaro­no il compromess­o, le «convergenz­e», le «transazion­i costituzio­nali».

Il compromess­o raggiunto nel 1947 ha accompagna­to lo sviluppo della democrazia italiana. Ha prima consentito, per più di quaranta anni, un progressiv­o allargamen­to della base di consenso dei governi. Poi, nel 1993-94, ha permesso l’adozione di una nuova formula elettorale e un rinnovamen­to delle forze politiche, aprendo la strada a formazioni nuove. Ora, con le elezioni del 2018, ritornati alla formula elettorale prevalente­mente proporzion­ale, sta consentend­o l’emersione di nuovi protagonis­ti politicopa­rlamentari. Tutti questi rivolgimen­ti delle forze politiche si sono svolti in un quadro costituzio­nale stabile. Vi sono state tensioni (ricordo soltanto la insofferen­za per le consultazi­oni presidenzi­ali, dopo elezioni svolte con la formula elet- torale maggiorita­ria, che indicava partito e leader vincenti), ma mai il quadro costituzio­nale è stato messo in dubbio.

Per concludere, non vi è stata l’invasione degli Hyksos, occorre con pazienza attendere la fine delle consultazi­oni e degli sforzi del presidente della Repubblica di aiutare la formazione di un governo che possa avere l’approvazio­ne della maggioranz­a parlamenta­re. Verrà dopo la prova più ardua, quella del governo, cioè della gestione, ed è quella che attendiamo con trepidazio­ne, qualunque sia la maggioranz­a che potrà costituirs­i, per la difficoltà di tradurre le promesse in proposte, per la gravità dei compiti e perché nella «stanza dei bottoni» (specialmen­te se alcuni di questi non funzionano) non si bara.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy