Ventinove denari
Il Ministero dell’istruzione — sempre sia lodato — ha scritto al sindaco di un Comune arrampicato sulle colline di Genova per chiedergli come intenda spendere il tesoretto che gli spetta per la messa in sicurezza delle sue scuole: 29 euro. La serietà di una nazione si vede da queste piccole cose. Sono buoni tutti a sperperare milioni di denaro pubblico in licei diroccati, ospedali fatiscenti e metropolitane immaginarie senza battere ciglio, anzi, tornando a battere cassa presso i contribuenti. Si tratta di cifre immense: un mare nel quale è dolce naufragare, evitando di accanirsi in controlli stucchevoli e maleducati. Mentre i 29 euro destinati al paese di Neirone rappresentano una certezza. Piccola fin che si vuole, ma toccabile con mano. Perciò, come dice la neolingua in vigore, il loro impiego va «monitorato» con metodo implacabile. Perché è da quei 29 euro, molto più che dalla ventinovesima tranche della Salerno-reggio Calabria, che avrà finalmente inizio il ripianamento dei conti dello Stato.
Se avesse avuto una scuola, il sindaco di Neirone avrebbe potuto dare il via a qualche grande opera: il cambio di un paio di lampadine fulminate e del lucchetto arrugginito del cancello. Ma poiché a Neirone una scuola non c’è, ha dovuto rispondere al Ministero che i 29 euro contribuiranno in minima parte all’affitto che ogni anno versa all’asilo di un paese vicino, affinché accolga i bambini del suo. Visti i tempi, è auspicabile che fornisca lo scontrino.