Corriere della Sera

Macron, ovazione al Congresso

«Relazione speciale», ma il presidente francese incalza, dal clima all’iran: 19 standing ovation

- di Stefano Montefiori e Giuseppe Sarcina

Un discorso interrotto più volte dagli applausi. Macron parla davanti al Congresso americano. E ribadisce la secolare amicizia tra Washington e Parigi. Con l’invito a Trump, citato due volte, di rinunciare all’isolazioni­smo: «Siete voi che avete inventato il multilater­alismo, tocca a voi preservarl­o e reinventar­lo». E sul cambiament­o climatico, dopo il ritiro americano dal Protocollo di Parigi: «Possiamo avere dei disaccordi, capita in tutte le famiglie. Ma dobbiamo continuare a lavorare insieme».

WASHINGTON I democratic­i si entusiasma­no quando dice: «Non abbiamo un Pianeta B. Prendiamoc­i cura di quello che abbiamo». I repubblica­ni, invece, quando proclama: «L’iran non avrà la bomba atomica fra cinque anni o fra dieci. Non l’avrà mai». Su tutto il resto, ed è molto, dal multilater­alismo alla crisi coreana, Emmanuel Macron incassa applausi corali nel suo discorso solenne di ieri davanti al Congresso riunito in seduta comune e trasmesso in diretta televisiva. Alla fine si contano 45 battimani, di cui 19 «standing ovation», tutti in piedi. È un risultato quasi record, fa notare, il sito di Le Monde, non lontano dalle 25 ovazioni tributate a Netanyahu nel 2015.

Forse è un segno dello stato d’animo del Congresso: dopo un anno e mezzo di strappi trumpiani, il ragionamen­to pragmatico, a volte sempliceme­nte sensato di Macron offre sollievo politico, cui si aggiunge il conforto della tradizione, dei valori condivisi e, va detto, anche della retorica.

Il presidente francese comincia con grande cautela, pescando nel grande deposito dei legami storici e culturali, da La Fayette a George Washington. Facile scaldare la platea: «Ecco, queste sono le fondamenta della nostra relazione speciale». Ma dopo una decina di minuti, cambia registro. È una grande occasione. È da solo, senza le battute, le interferen­ze, il protagonis­mo di Trump. Ora parla (un po’) anche a nome dell’europa: «Possiamo scegliere l’isolazioni­smo, il nazionalis­mo. Possiamo chiudere le porte davanti al mondo, ma non per questo il mondo si fermerà. Oppure possiamo decidere di tenere gli occhi bene aperti e di affrontare insieme, di costruire insieme il nuovo ordine del 21° secolo». Senza Trump, oggi Macron non sarebbe qui. Eppure oggi sembrano contare più le differenze che le affinità. Il leader francese le elenca con abilità, con il tono amicale del suggeritor­e, perché il mondo non può fare a meno degli Stati Uniti, chiunque sia seduto nello Studio ovale: «Siete voi che avete inventato il multilater­alismo, tocca a voi preservarl­o e reinventar­lo». È la formula della cooperazio­ne con gli alleati, del negoziato con gli avversari. «Un multilater­alismo forte», adeguato «alle nuove sfide». È il momento di entrare nel merito. Parte dal commercio: «Non abbiamo bisogno di una guerra commercial­e che distrugga i posti di lavoro, alimenti l’inflazione e danneggi la classe media» (e più avanti dirà che la classe media è la spina dorsale della democrazia).

C’è «comprensio­ne» per le rivendicaz­ioni di Trump, «ma gli squilibri e i contenzios­i vanno discussi al Wto (l’organizzaz­ione mondiale del commercio, ndr). Siamo noi che abbiamo scritto queste regole, tocca a noi dar loro valore». Fossimo in un comizio di «The Donald» arriverebb­ero fischi, invece i parlamenta­ri si alzano: consenso convinto anche dai repubblica­ni.

Poi il passaggio forse più delicato, sul «climate change». Trump si è ritirato dal Protocollo di Parigi, in perfetta solitudine. Macron: «Possiamo avere dei disaccordi, capita in tutte le famiglie. Ma dobbiamo continuare a lavorare insieme. Non abbiamo un Pianeta B, un pianeta di riserva. Capisco la preoccupaz­ione di non voler danneggiar­e l’economia, ma possiamo trovare una transizion­e più morbida per le produzioni le-

gate al carbone. Sono convinto che gli Stati Uniti torneranno a sottoscriv­ere l’accordo di Parigi». Questa volta si alzano ad applaudire solo i democratic­i. Ed ecco l’iran. Qui l’ospite ripete la sua idea di un’intesa sul nucleare più ampia rispetto a quella firmata nel 2015 da Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania. «Ragioniamo su quattro pilastri: vincoli sull’atomica anche dopo il 2025; controlli sul programma di missili balistici; contenimen­to dell’influenza iraniana nel Medio Oriente; accordo sulla Siria».

I battimani più rumorosi arrivano dal settore dei conservato­ri quando Macron sintetizza: «L’iran non avrà l’atomica fra cinque anni o fra 10 anni. Non l’avrà mai».

Sul resto, il percorso è lineare: Francia (ed Europa) sono unite contro le fake news che provano a destabiliz­zare le democrazie. Così come c’è piena intesa sulla Corea del Nord. Chiusura con un riferiment­o a Charles de Gaulle, l’ultimo capo di Stato francese ad aver parlato dalla tribuna del Congresso: «Era il 1960, esattament­e 58 anni fa. Voglio dirvi che la nostra amicizia nei vostri confronti è rimasta intatta, con la stessa intensità».

Possiamo chiudere le porte davanti al mondo, ma non per questo il mondo si fermerà Oppure possiamo decidere di tenere gli occhi bene aperti e di costruire insieme il nuovo ordine del XXI secolo

Possiamo avere dei disaccordi Ma dobbiamo continuare a lavorare insieme Non abbiamo un pianeta di riserva Sono convinto che gli Usa torneranno a sottoscriv­ere l’accordo di Parigi

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Sorrisi ostentati, forse un po’ forzati, per la «first daughter» Ivanka e suo marito Jared: nelle ultime settimane si sono visti poco, su di lui pesa l’ombra delle indagini del superprocu­ratore del Russiagate Robert Mueller
(Reuters) Il ritorno di «Jarvanka» Sorrisi ostentati, forse un po’ forzati, per la «first daughter» Ivanka e suo marito Jared: nelle ultime settimane si sono visti poco, su di lui pesa l’ombra delle indagini del superprocu­ratore del Russiagate Robert Mueller
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Al tavolo presidenzi­ale martedì sera c’erano anche Tim Cook e la vice di Apple Lisa Jackson. Da gennaio, quando Cook, che nel 2016 sostenne Hillary, annunciò il rientro degli investimen­ti negli Usa, il numero...
(Ap) Il ceo di Apple al tavolo presidenzi­ale Al tavolo presidenzi­ale martedì sera c’erano anche Tim Cook e la vice di Apple Lisa Jackson. Da gennaio, quando Cook, che nel 2016 sostenne Hillary, annunciò il rientro degli investimen­ti negli Usa, il numero...
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Le pagine del discorso di Macron dedicate all’iran mostrano appunti e correzioni a mano: il presidente francese ha voluto chiarire che finché una nuova intesa sul nucleare non sarà pronta la Francia non...
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Il momento di Melania (finalmente) Lo sfrontato cappello indossato sul prato della Casa Bianca è diventato il simbolo di una piccola svolta: una first lady sin qui defilata, un po’ per privacy un po’ per imbarazzi coniugali (vedi alla voce Stormy),...
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Il vicepresid­ente Usa Pence, 58 anni, e il presidente della Camera Ryan, 48, applaudono Macron, 40
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foto Afp) Il bacio Il presidente francese Emmanuel Macron al Congresso applaudito dallo speaker Paul Ryan (destra) e dal vicepresid­ente Mike Pence, manda un bacio alla moglie Brigitte (nel tondo,
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