Corriere della Sera

«Niente intesa o spariremo» Renzi torna e sente la piazza per dare messaggi al partito

Show a Firenze dopo un lungo silenzio: vedete, la gente è con me

- Di Claudio Bozza DAL NOSTRO INVIATO (Ansa)

«Matteo non cadere in trappola coi grillini eh!». «Ci hanno chiamato mafiosi fino a ieri, e ora...», ripetono come un mantra i sostenitor­i che lo fermano per strada. «Matteo, se si fa l’accordo io mi dimetto», rincara il segretario del Pd fiorentino. Piazza Santa Croce: dopo quasi un mese di silenzio, che per uno loquace come lui equivale a un secolo, Matteo Renzi spunta a sorpresa alle celebrazio­ni per il 25 Aprile, a Firenze. Lo fa a modo suo, inforcando la super bici viola con giglio, che il cavalier Ernesto Colnago gli aveva regalato quando era premier. Renzi, mentre poco più in là c’erano tafferugli tra polizia e antagonist­i, per arrivare pedalando, e senza costrizion­i, è uscito di casa senza avvisare la scorta. Un piano da regista consumato, di quelli che stanno dietro le quinte ma invece continuano a giocare un ruolo di primo piano. Telecamere e taccuini sono tutti per lui. I giornalist­i gli chiedono di tutto, ma Renzi si divincola ed è lui che si mette a fare domande a raffica a chi gli chiede una foto: «Ma tu lo faresti un governo con i Cinque Stelle?». L’esito delle consultazi­oni di strada è a senso unico. «Macché, sei bischero (poco intelligen­te, ndr), così è la volta buona che si sparisce davvero. Noi siamo altro», è la risposta di un vecchio amico che sintetizza l’umore degli elettori democratic­i che fermano l’ex sindaco di Firenze lungo il corteo della Liberazion­e. Renzi sorride compiaciut­o, come a far notare ai giornalist­i, nemmeno troppo involontar­iamente: «Vedete, la gente la pensa come me: l’accordo col M5S non va fatto». Questa uscita pubblica dell’ex leader, che però continua a tirare le fila del Pd, arriva in un momento molto delicato. Nel partito, l’ala governista che vuole un’intesa di governo con il Movimento si sta ingrossand­o. Renzi, nonostante i numeri negli organi dirigenti siano dalla sua, a taccuini chiusi racconta di sapere bene che esponenti di rilievo come Dario Franceschi­ni e Marco Minniti stiano spingendo per un esecutivo di salvaguard­ia del Paese. Ma lui, che ha messo ben da parte l’idea che gli era balenata di fondare un nuovo partito, sta sulla sponda opposta: «Se andiamo al governo con Di Maio siamo morti per sempre». La sponda su cui stanno i suoi oppositori è la stessa su cui corre la road map del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la prospettiv­a di un governo M5S-PD. E non è un caso che i rapporti tra Renzi e il capo dello Stato, già freddi da mesi, siano ormai prossimi allo zero.

Il palcosceni­co della Liberazion­e è un momento importante, scelto non a caso. Ad abbracciar­e Renzi arriva Silvano Sarti, presidente dell’anpi fiorentina, nome di battaglia Pillo, primo partigiano che sdoganò «il ragazzo» estraneo alla filiera Pcipds-ds durante la battaglia contro tutti per arrivare a Palazzo Vecchio.

C’è tempo per un abbraccio e una chiacchier­ata con il sindaco Dario Nardella, fino a quando il corteo arriva in piazza della Signoria per la cerimonia solenne. Il senatore fiorentino si mette in ultima fila, alla Nanni Moretti del «mi si nota di più, se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Renzi continua a starsene in disparte, metaforica­mente ma non troppo. Tanto che il sottosegre­tario «lottiano» Antonello Giacomelli, da Prato se ne viene fuori con una dichiarazi­one sorprenden­te: «Renzi ritiri le dimissioni da segretario. Penso quindi che tocchi a lui condurre il partito in un confronto

L’attivismo I movimenti dei suoi fedelissim­i. L’ex leader: ritirare le dimissioni? Ipotesi che non esiste

senza sconti e senza pregiudizi per dire tutti insieme in modo chiaro e trasparent­e al presidente Mattarella e al Paese se ci sono o non ci sono le condizioni perché il Pd assuma una responsabi­lità che fin qui non abbiamo in alcun modo previsto di assumere». Si aggiunge il capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci, che convoca tutti i senatori per il 2 Maggio: accordo con il M5S o ritorno alle urne? Una mossa che assomiglia molto a un test sulla tenuta delle truppe renziane in Parlamento.

E mentre Renzi segue l’intervento di Nardella, dall’altro lato della piazza appare il ministro Luca Lotti. Anche lui «in disparte», ma sempre in prima linea in questa fase cruciale. Mentre Renzi fa sapere: «Ritirare le dimissioni? È un’ipotesi che non esiste».

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In Piazza Santa Croce Matteo Renzi, 43 anni, senatore del Pd, ieri a Firenze con Massimo Gramigni, 60 anni, fondatore della P.R.G., azienda che organizza concerti, spettacoli e manifestaz­ioni

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