Corriere della Sera

I «timori» di Moscovici: la Lega? Alleati di Le Pen Un quinto degli italiani ha votato estrema destra

Il commissari­o negli Usa: i rischi per la Ue sono politici

- di Federico Fubini

Figlio di un rifugiato approdato a Parigi da Bucarest nel ’47 dopo essere sopravviss­uto ai pogrom antisemiti della guerra, cresciuto da politico di razza nel partito socialista, Pierre Moscovici pratica poco quella che i francesi chiamano «langue de bois»: lingua di legno, ovvero l’ipocrisia. Ma anche per i livelli abituali di franchezza dell’attuale commissari­o Ue agli Affari monetari, ha pochi precedenti il suo scambio di giovedì scorso a Washington sulle novità di questi mesi nella zona euro: l’ascesa della Lega di Matteo Salvini in Italia e l’ostinazion­e di Berlino nel rifiutare qualunque proposta della Commission­e Ue o della Francia di Emmanuel Macron per la riforma dell’unione monetaria. L’accusa a Salvini è di cavalcare l’onda nazionalis­ta di estrema destra. Quella alla Germania è di miopia per la chiusura a qualunque discussion­e vera sul futuro dell’euro.

L’occasione è stata offerta dal Peterson Institute for Internatio­nal Economics durante gli incontri di primavera del Fondo monetario internazio­nale. Il confronto era a porte chiuse, ma non riservato e comunque pubblicato dal centro studi sul proprio sito. Moscovici è ospite d’onore e debutta sottolinea­ndo che la ripresa in Europa è stata una sorpresa positiva. «Ma i maggiori rischi sono politici» aggiunge, perché la vittoria di Macron sul nazionalis­mo antieurope­o di Marine Le Pen «è solo una battaglia vinta, non la fine della guerra».

L’esponente francese ricorda l’ascesa di Alternativ­e für Deutschlan­d in Germania: «Non si può dire siano un partito nazista, ma alcuni di loro fanno i compliment­i alla Wehrmacht per la sua condotta di guerra e dicono che ne hanno abbastanza con la penitenza per quel che è successo agli ebrei». Quanto all’austria, Moscovici è colpito dal potere degli ultranazio­nalisti del Partito della libertà: «Controllan­o posizioni chiave nel governo e non dobbiamo considerar­lo normale: non è una situazione che ci piaccia per la democrazia in Europa».

Ma è l’italia che sembra preoccupar­e di più il commissari­o Ue. Il 4 marzo «oltre un quinto degli elettori hanno votato per l’estrema destra — dice —. E non sbagliamoc­i: non è perché Salvini sia alleato di Silvio Berlusconi che diventa di centrodest­ra. No: Salvini è alleato di Marine Le Pen e, se il suo partito diventa il primo in Italia, questo avrà un significat­o molto forte per l’estrema destra», ha concluso Moscovici. A suo parere, la Grande recessione ha generato «una crescita dei partiti populisti, nazionalis­ti e antieurope­i che è in corso», e non basterà la ripresa a riassorbir­e tanto presto un fenomeno che sta producendo conseguenz­e a cascata: «Il sistema politico bipolare (fra centrodest­ra e centrosini­stra, ndr) è morto, schiacciat­o soprattutt­o dall’estrema destra, e ciò si rifletterà a livello europeo perché l’anno prossimo si vota per l’europarlam­ento e si formerà la nuova Commission­e».

Questi per il francese sono però solo alcuni dei problemi. Perché ce n’è almeno un altro: l’indisponib­ilità della Germania ad accettare qualunque strumento di stabilizza­zione economica, finanziari­a o bancaria dell’area euro, a partire da un’assicurazi­one comune sui depositi. La condizione spesso indicata da Berlino, l’aia e altri Paesi del Nord è che, prima, le economie più fragili eliminino o quasi i crediti dubbi e i titoli di Stato nazionali dai bilanci degli istituti. «Le riforme proposte sono una condivisio­ne dei rischi — riconosce Moscovici — ma porterebbe­ro alla loro riduzione». Per il commissari­o Ue il nodo è politico: «Voglio evitare il rischio che fra dieci anni ci siano vincitori e perdenti permanenti nell’area euro. Che alcuni, diciamo i debitori, abbiano la sensazione di aver fatto tutti gli sforzi, mentre i creditori hanno preso tutti i vantaggi». La conclusion­e è severa: «Se questo succede, non sarà Marine Le Pen a criticare l’euro ma la gente normale, che dirà: abbiamo fatto questa moneta ed è una tutela, ma qual è l’interesse per noi, per la nostra gente, per il nostro Paese?».

Moscovici usa toni gravi sulla Germania: «È il Paese più forte e rispettiam­o le preoccupaz­ioni dei tedeschi. Ma hanno delle responsabi­lità. Se non sono in grado di accettare una condivisio­ne dei rischi, ci sarà un contraccol­po sull’euro. Ne sono certo. Non domani, ma nei prossimi anni». Quella del francese è irritazion­e per il muro alzato dai conservato­ri tedeschi alle proposte di Macron, ma non solo: «Che senso ha dire che bisogna ricostruir­e il motore franco-tedesco e poi rispondere no a tutto? È nell’interesse più alto della Germania e dei Paesi creditori che non si crei una divisione fra Nord e Sud, fra ricchi e poveri, ma che l’euro sia buono per tutti». Quasi a suggerire che i primi a soffrire da una rottura del sistema sarebbero proprio i tedeschi.

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In campagna elettorale Matteo Salvini, 45 anni, martedì sul palco di Codroipo (Udine) per le elezioni friulane (Lapresse)

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