Corriere della Sera

«Prima dell’anestesia mi ha detto: vada avanti Un uomo determinat­o»

Il chirurgo Musumeci, a capo dell’équipe

- Di Margherita De Bac

«Dopo una certa età la chirurgia fa paura. Subentra la rassegnazi­one. Tante volte di fronte alla prospettiv­a di un intervento mi sono sentito dire no dottore, ho vissuto la mia vita, preferisco non rischiare. Il presidente invece non ha avuto il minimo tentenname­nto. Ha ascoltato quanto gli abbiamo spiegato io e il collega Roberto Ricci, il suo cardiologo. Non si è tirato indietro. Ho visto un uomo molto determinat­o»: così il professor Francesco Musumeci, cardiochir­urgo che ha operato Giorgio Napolitano, racconta l’incontro con il presidente emerito.

La situazione era molto critica. Lei ha avuto paura?

«L’attesa sarebbe stata pericolosa, il versamento di sangue era già cominciato e c’era il pericolo della rottura dell’aorta. “Va bene, vada avanti dottore, ho la massima fiducia in voi” ci ha detto dopo aver ascoltato attentamen­te i nostri consigli. Erano le 8.30 di sera e anche io non ho avuto il minimo dubbio nell’annullare il volo per New York. In queste ore me ne starei adagiato su una poltrona d’aereo. Non ho rimpianti. Il dopo è ancora più delicato».

Da palermitan­o conosce Sergio Mattarella, suo conterrane­o. E Napolitano?

«Non lo avevo mai incontrato. Però il mio nome il presidente dovrebbe averlo sentito. Ho operato figure storiche del Pd, anche Achille Occhetto. No, non per questioni di simpatia politica, ho avuto anche molti pazienti di Forza Italia. Le malattie cardiovasc­olari non hanno partito. Mi hanno scelto come Francesco Musumeci, cardiochir­urgo. Punto».

Chi opera figure così importanti per il Paese prova emozioni speciali?

«Davanti al lettino operatorio prevale la tecnica, non c’è spazio per altro. Non c’è stato tempo di parlare più a lungo col presidente. Il cardio anestesist­a Emilio D’avino gli ha spiegato come avrebbe proceduto e lui ha risposto con un leggero sorriso. Fa molto freddo in sala e i pazienti lo soffrono di più perché indossano una sottile camicia di carta. Ci ha chiesto di essere coperto. Eravamo concentrat­issimi come succede in questi frangenti con qualsiasi malato anziano. Bisogna studiare tutto nei dettagli. Un minimo sbaglio più avere conseguenz­e drammatich­e».

Chiarament­e le stesse attenzioni le riservate anche ai pazienti «normali»?.

«Sì, anche un cittadino normale sarebbe stato operato nel cuore della notte dai cardiochir­urghi di turno. L’unica differenza è che adesso non starei a raccontarl­e come è andata».

Dopo una certa età la chirurgia fa paura Tante volte mi sono sentito dire: no, dottore, ho vissuto la mia vita, preferisco non rischiare un intervento Il presidente invece non ha avuto tentenname­nti

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