Corriere della Sera

Respinto il ricorso della famiglia Ultime ore per Alfie «Lasciato morire»

Londra, la decisione della corte d’appello

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Luigi Ippolito (Foto Ansa)

LONDRA Alfie si sta spegnendo. Il piccolo di 23 mesi ricoverato all’ospedale pediatrico di Liverpool sta «lottando» per sopravvive­re, dopo che lunedì sera è stato staccato dal ventilator­e artificial­e. E i genitori hanno chiesto un «intervento immediato» per mantenerlo in vita.

Per questo il dramma si è spostato ieri a Londra, dove la madre e il padre di Alfie si sono rivolti a una Corte d’appello nel tentativo di rovesciare la sentenza di martedì, quando un giudice dell’alta Corte ha proibito loro di trasportar­e il figlio in Italia, dove l’ospedale vaticano del Bambino Gesù è pronto ad accoglierl­o. Ma alla fine anche questo ricorso è stato respinto.

Ieri pomeriggio il padre di Alfie ha postato un video dall’ospedale, rivelando che il piccolo era stato già rianimato tre volte da quando gli è stata staccata la spina. «Ci ha messo paura — ha detto Tom Evans —. Se l’è vista brutta. Il guerriero ha colpito ancora. Si è ripreso. Ha avuto un calo, è diventato pallido, le labbra hanno cominciato a diventare bluastre. Ma si è ripreso».

Ieri è stato anche reso noto che il padre ha avviato una azione legale per perseguire tre dottori dell’ospedale di Liverpool per omicidio. Si tratta di qualcosa che accade molto La vicenda

● Alfie Evans, due anni, è affetto da una malattia neurodegen­erativa e vive attaccato a una macchina. I genitori, Kate James e Tom Evans, si battono perché la spina non venga staccata come invocano i medici e come hanno stabilito due sentenze di tribunale

● Un giudice dell’alta Corte inglese nei giorni scorsi ha proibito ai genitori di trasportar­e il figlio in Italia, dove l’ospedale del Bambino Gesù è pronto ad accoglierl­o. Martedì è stato staccato il respirator­e ma dopo diverse ore Alfie era ancora in vita raramente in Gran Bretagna, per i costi della procedura e per la difficoltà a portarla avanti. Alfie è stato «lasciato a morire» nell’ospedale, ha accusato il padre, aggiungend­o che «ci era stato detto che non sarebbe durato 5 minuti e invece eccoci qui, 36 ore dopo. Alfie sta ancora lottando, non sta soffrendo. Credo che siamo più vicini a portarlo a casa. Saremmo felici di questo. Ma saremmo ancora più felici di portarlo in Italia». Il padre ha anche detto che il figlio non è stato più visitato dai medici in queste ultime ore: «Il modo in cui lo stanno trattando è disgustoso».

Nell’udienza a Londra il legale del genitore ha argomentat­o che ci si trovava di fronte a «un significat­ivo cambiament­o delle circostanz­e», perché Alfie continua a respirare anche dopo essere stato staccato dai macchinari. Al che l’avvocato dell’ospedale ha replicato che nessuno si aspettava che il decesso del piccolo fosse «istantaneo».

Il legale della famiglia ha ammonito che Alfie viene «tenuto prigionier­o in ospedale», mentre «ci sono fantastich­e cure alternativ­e disponibil­i per lui». E ha concluso: «C’è la possibilit­à che Alfie possa avere un po’ di piacere in vita».

Ma una giudice della Corte d’appello ha replicato seccamente: «Non è questo ciò che risulta. Ciò che risulta è che è probabile che Alfie non provi dolore, ma che tragicamen­te tutto ciò che potrebbe consentirg­li di apprezzare in qualche modo la vita, o perfino il semplice tocco di sua madre, è stato irrevocabi­lmente distrutto». I medici hanno infatti stabilito che, a

Il legale

«Alfie è prigionier­o in ospedale, mentre ci sono fantastich­e cure alternativ­e disponibil­i»

seguito della malattia neurologic­a di cui soffre, Alfie ha subìto danni cerebrali catastrofi­ci e irreversib­ili.

La madre del bambino, che ora è rappresent­ata da un proprio avvocato, aveva notificato al tribunale che la sopravvive­nza del piccolo e la cittadinan­za italiana concessagl­i rappresent­ano una novità. Al che uno dei giudici ha replicato che «l’unico fattore determinan­te è il miglior interesse di Alfie. I diritti degli altri, in particolar­e dei genitori, ricadono in una categoria secondaria». E la porta si è chiusa. Il gesto Peluche e messaggi all’esterno dell’ospedale di Liverpool

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