ALFIE, L’AMORE CONTRO L’IDEOLOGIA
Caro Aldo, ho fiducia nei medici che curano Alfie in Inghilterra e non penso siano disumani. Capisco che i genitori siano gli ultimi ad arrendersi all’esito fatale della patologia che ha colpito il piccolo, ma temo che ai nostri ministri e all’ospedale sfuggano gli aspetti grotteschi dei loro comportamenti che peccano di ingenuità e di provincialismo. Antonio Ferrin Più vive, più il suo corpo si degenera e più soffre. Capisco l’immenso dolore dei genitori e la buona fede di chi si è mosso e commosso per questa storia, ma davanti all’incurabile sofferenza di questo bimbo, dobbiamo dare la precedenza a lui che deve «andare», non a noi che vogliamo rimanga per non sentire la sua assenza. È meglio che soffriamo noi per la sua fine, che lui per il nostro accanimento. Massimo Marnetto Ai genitori del piccolo Alfie non viene permesso neppure di portarlo dove qualcuno si dichiara disposto a un tentativo di curarlo. È mostruoso. Come può un essere umano permettersi di dichiarare che la vita di un altro essere umano non è degna di essere vissuta, facendolo pure a nome di una nazione democratica? Fausto e Maria Roncaglia Cari lettori,
La vicenda del piccolo Alfie ha commosso o comunque coinvolto molti di voi. Personalmente non ho certezze. Mi pare però che si confrontino un’ideologia, quella inglese che se non è eutanasia un po’ le somiglia, e una visione improntata all’amore. Al Bambino Gesù non sono tutti santi, anzi può capitare di avere pessime esperienze con i suoi medici (a me è accaduto). Ma salvare o comunque aiutare i bambini è la più nobile delle missioni. L’italia ha fatto bene a tentare di dare una speranza ad Alfie e ai suoi genitori, la chiusura di Londra aggiunge angoscia all’angoscia.