Boom di overdose, allarme in America
Nei giorni scorsi, la rivista americana Foreign Affairs ha lanciato un allarme che andrebbe preso sul serio. Siamo sull’orlo di un’epidemia da oppioidi che, partita dal Nord America, sta diventando globale. L’anno scorso, negli Stati Uniti sono morte quasi 50 mila persone per overdose di prodotti riconducibili all’oppio; pro capite, il livello dei decessi è circa lo stesso in Canada. Tra il 2006 e il 2016 — sottolineano gli autori dell’analisi — sono morti più americani per overdose di quanti ne siano deceduti, sommati, nelle due guerre mondiali del Novecento. Si tratta della prima causa di decesso negli Usa tra chi ha meno di 50 anni: più degli incidenti stradali e delle armi da fuoco. Un costo che il Council of economic advisors della Casa Bianca ha stimato, per il 2015, in 504 miliardi di dollari, il 2,8% del Pil degli Stati Uniti. L’epidemia nordamericana ha avuto inizio a metà Anni Novanta, quando alcune industrie farmaceutiche hanno iniziato a commerciare su larga scala medicinali contro il dolore a base di oppioidi, aiutate da una continua operazione di lobbying. Le prescrizioni hanno presto dilagato: tra il 1999 e il 2014 le ricette di painkiller sono quadruplicate a 250 milioni l’anno. In parallelo si è sviluppato un mercato nero dove le sostanze costano poco. Di recente si è assistito al boom del Fentanyl, un oppioide sintetico potentissimo che può essere letale già in una dose inferiore ai due milligrammi. Il livello di allarme in Nord America è alto e lo scorso ottobre, Donald Trump ha firmato al proposito una dichiarazione di emergenza sanitaria pubblica: dunque, alcune compagnie farmaceutiche stanno diversificando geograficamente il loro commercio. «Di già, numerosi Paesi sembrano essere caduti nella trappola dell’uso di oppioidi», scrive Foreign Affairs: i tassi di prescrizione in Germania si avvicinano a quelli canadesi, in Australia si è registrata una forte crescita di vendite di Oxycontin (l’oppioide ricreativo più usato negli Stati Uniti) e in parecchi Paesi in via di sviluppo la situazione è anche peggiore. Il problema è drammatico socialmente e sta diventando una questione geopolitica seria, con rischi alti in Europa ma sopratutto in Cina, Russia, Iran, Pakistan: Paesi vicini ai due grandi produttori di oppiacei, Myanmar e Afghanistan.
@danilotaino