Corriere della Sera

«È in gravidanza. Licenziata senza spiegazion­i»

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Segnalo il caso, purtroppo frequente, in questo nostro Paese, in cui, a una giovane donna che svolge con grande serietà e diligenza il proprio lavoro (farmacista), non viene rinnovato il contratto di lavoro a tempo determinat­o perché ha onestament­e avvisato il proprio datore di lavoro di trovarsi in stato di gravidanza. Avrebbe potuto tacere, aspettare il rinnovo che sarebbe avvenuto a breve; no, ha scelto la via della lealtà e della correttezz­a delle quali oggi forse qualcuno non ne conosce più neanche il significat­o. Il risultato è che ora si trova a casa, senza lavoro e con un bimbo in arrivo. Se questo è il paese della famiglia allora parliamo d’altro e chiamiamo le cose con il loro nome. Questa è una discrimina­zione gravissima della quale sono vittime tante donne. Ma è come se fosse scontato... E la cosa ancora più grave è che non le viene comunicato nulla in merito al non rinnovo, tanto che la donna si trova a dover chiedere: ma domani che devo fare? Come possiamo definire chi si comporta in questo modo? E qual è l’insegnamen­to da trarre da questa esperienza? In un Paese a zero natalità è così che si trattano le donne che hanno il coraggio di mettere al mondo figli? Essere in gravidanza oggi in Italia sembra essere diventato un reato. Quanta mancanza di rispetto per le persone e per il nuovo essere umano in arrivo, e quanta ipocrisia! Margherita P.

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