«Il segreto? Ascoltare sempre tutti L’ho imparato al Conservatorio»
Sabrina Baggioni guida la sfida del 5G in Italia per il gruppo di telecomunicazioni
Mozart contro Pi greco. Quando Sabrina Baggioni ha dovuto scegliere il suo futuro, ha messo da parte note e solfeggi per tuffarsi nel mondo sconosciuto delle discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Quei pentagrammi che l’avevano accompagnata negli anni del Conservatorio, diploma in pianoforte come solista e musicista da camera, non erano più sufficienti a soddisfare la domanda che troppe volte le era risuonata in testa: «Ma questo mondo in che direzione sta andando?».
Quella intrapresa da Baggioni ha avuto un inizio e una fine nell’asse trasversale che da Ravenna porta a Milano. Obiettivo: una laurea in Management and Business Administration alla Bocconi, conquistata con una tesi inusuale, almeno per quei tempi: «Intelligenza artificiale e reti neurali applicate al marketing». Roba da far venire il mal di testa, ma non a questa donna a cui oggi Vodafone ha affidato l’incarico di plasmare il futuro più prossimo. Una scommessa con un tempo certo: quattro anni per sviluppare la rete mobile 5G. Si inizia dall’area metropolitana di Milano. Fase sperimentale, ma dalle risorse certe: 90 milioni di euro per coprire l’80% della popolazione entro il 2018 all’insegna di una parola d’ordine: velocità — permetterà di raggiungere velocità superiori ai 10 gigabit al secondo e con latenza di poco superiore al millisecondo. Una sfida che Baggioni non considera un grattacapo.
Anzi. «Mi attendono tre anni di intenso lavoro, con prototipi da costruire e partner da portare a bordo». Nel suo portfolio conta 28 partner e 10 endorser. «Ci sono da mettere in campo 41 “use cases” in sette settori», spiega. Progetti ampi nelle aree sanità e bedeloitte, nessere, sicurezza e sorveglianza, smart energy, smart city & grid, mobilità e trasporti, manifattura e industria 4.0, educazione, entertainment e digital divide. Baggioni li elenca durante la presentazione del progetto 5G in occasione di Steminthecity, la maratona del Comune di Milano con l’obiettivo di coinvolgere gli adolescenti, soprattutto ragazze, nello studio delle materie scientifiche. E Baggioni è un «role model», cioè una persona da imitare. «Quando ho scelto la carriera da intraprendere, ho dovuto farmi mandare montagne di carta da consultare. Oggi i giovani hanno a disposizione strumenti importanti per capire come il mondo si sta evolvendo. Le aziende organizzano open day, attraverso il web si possono ottenere migliaia d’informazioni su università e corsi. Vodafone stessa ha lanciato da un mese Future Jobs Finders, piattaforma online in cui, attraverso dei test, si individuano attitudini e interessi principali per collegarli alle opportunità di lavoro o alle offerte di formazione. In un mondo in cui sono sempre più richieste competenze digitali, è importante capire per anticipare il futuro», racconta al Corriere.
Il percorso intrapreso da Baggioni è interessante. «Terminato il Conservatorio, ho guardato alla musica da un punto di vista diverso. Avrei voluto dare a quel mondo un contenuto manageriale. Ho anche collaborato alla scrittura di un volume sulla trasformazione degli enti lirici in fondazioni. Avevo elaborato un piano di studi con esami non tipici per un corso di economia aziendale, come statistica, ma mi interessavano anche le analisi sui comportamenti ripetuti dei consumatori. E mi sono specializzata alla Wharton School di Filadelfia». Entrata in Monitor Baggioni lavora a Londra. «Mi sono occupata di portafoglio prodotti e strategia per far entrare le aziende sui mercati internazionali».
Con il nuovo millennio, arriva in Vodafone Italia come responsabile del Business Development. Diventa prima responsabile della comunicazione integrata per le aziende e poi direttore marketing del mondo enterprise. «Ho gestito il lancio della prima offerta convergente mobile e fissa. Ho guidato i lavori anche se non sono un ingegnere», racconta. E torna a Londra, stessa sfida, ma su mercati diversi: Spagna, Germania, Regno Unito. Un’esperienza terminata nel settembre 2017 per abbracciare il mondo 5G.
La chiave del suo successo? «La capacità di ascoltare e interpretare i segnali deboli di chi lavora con te. Una capacità forse proveniente dalla musica, quando in un concerto da camera devi intuire i messaggi dietro a un movimento di sopracciglia del clarinettista, dietro al movimento di una spalla. C’è poi la capacità di lavorare in un contesto vario con dinamiche non necessariamente familiari. E bisogna anche tenere le antenne alzate, avere una buona dose di razionalità per trovare le soluzioni ai problemi, soprattutto quando si tratta di tematiche commerciali».
d Conta la capacità di lavorare in un contesto vario con dinamiche non sempre familiari
E poi è importante avere una buona dose di razionalità per trovare le soluzioni ai problemi