Mirabelli si difende «Lavoro per il club e non sono legato a nessuna poltrona»
La sconfitta interna con il Benevento, lo scivolamento in classifica al 7° posto, la crisi degli attaccanti del Milan — costati 63 dei 240 milioni investiti in estate — hanno messo in discussione il progetto tecnico del Milan, facendo nascere dubbi sulla permanenza di Massimiliano Mirabelli (foto). La società non commenta, lasciando trapelare che ogni valutazione sarà effettuata a fine stagione. Il diretto interessato, convinto che qualche direttore sportivo abbia avuto abboccamenti con Elliott (dall’ex interista Walter Sabatini, che smentisce di essersi proposto a Cristiano Giuntoli del Napoli, che fu contattato tre mesi fa), ieri a Sky ha chiarito: «Non sono per difendere la poltrona, non lo sono mai stato. Chi vuole viene e se la prende se gliela danno: non è un problema. Ho lavorato solo per il bene del club. Sapevo già all’inizio di avere tanti nemici che al primo sospiro sarebbero venuti fuori. Vedo tanta gente che mi sta vicino, mi accorgo di chi mi è accanto e di chi, invece, si defila». Il dirigente rossonero difende il proprio operato sul mercato: «Ogni nuovo ciclo ha bisogno di tempo: lo scorso anno, consapevoli di avere problemi con la Uefa, avevamo deciso di costruire una squadra per il futuro. Oggi in rosa ci sono tanti giovani, una base da cui ripartire con un allenatore di cui siamo orgogliosi». Gattuso, per il cui rinnovo triennale del contratto Mirabelli ha tifato, seduto con lui in macchina annuisce.