Corriere della Sera

«Macron è molto abile Ma sull’iran non è riuscito a convincere Donald»

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

WASHINGTON Emmanuel Macron ha lasciato Washington convinto che il 12 maggio Donald Trump annuncerà il ritiro degli Usa dall’accordo nucleare con l’iran. «Ne uscirà per ragioni di politica interna», ha detto il presidente francese. Il leader americano, invece, confida a Fox news: «Credo che Macron ora veda l’iran in modo molto diverso rispetto a prima di entrare nello Studio Ovale». Il confronto tra europei e Stati Uniti continua oggi, con l’arrivo di Angela Merkel nella capitale americana, mentre la Casa Bianca ha annunciato che Trump andrà in Gran Bretagna il prossimo 13 luglio.

Facciamo il punto allora con Charles Kupchan, 59 anni, consiglier­e di Barack Obama dal 2014 al 2107, con delega sull’europa. Oggi Kupchan è analista al Council on Foreign Relations di Washington e insegna alla Georgetown University. «Nelle prossime settimane vedremo se Macron ha convinto Trump o viceversa. Non mi sembra neanche casuale che dopo il presidente francese arrivi a Washington la cancellier­a tedesca. Da tempo è in corso un’offensiva diplomatic­a europea». La sensazione dominante, però, è che Trump si chiamerà fuori dall’intesa firmata con Teheran nel 2015, insieme con Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. «Se sarà così, penso che gli europei dovrebbero invece confermare l’accordo e, nello stesso tempo, avviare un altro negoziato con l’iran, sui temi suggeriti da Macron». I «quattro pilastri»: vincoli sulle attività atomiche anche dopo il 2025; controlli sui missili balistici; contenimen­to dell’influenza iraniana in Medio Oriente; trattativa sulla crisi siriana. «Gli europei possono provare a guadagnare tempo. Il confronto con Teheran può andare avanti anche fino a novembre, quando qui ci sono le elezioni di midterm e i repubblica­ni potrebbero perdere la maggioranz­a al Congresso. Oppure, se i colloqui funzionano e si trova prima un equilibrio soddisface­nte, Trump potrebbe decidere di rientrare. Chi può dirlo?». La premessa, però, è che gli europei confermino in pieno il protocollo con Teheran. «Se invece anche Macron dovesse sconfessar­lo, nel tentativo estremo di recuperare gli Usa, penso che l’intera operazione fallirebbe».

Il presidente francese ha raccolto ampi consensi bipartisan a Washington. E si parla molto della «relazione speciale» con Trump. Quanto conteranno i rapporti personali nel dossier iraniano? «Macron è stato abile a presentars­i come l’amico di Trump, senza però diventarne il cucciolo, come accadde, invece, a Tony Blair con George W. Bush. E il capo di stato francese ha un vantaggio rispetto alla cancellier­a: è un leader che si prende dei rischi e da questo punto di vista è molto simile a Trump. Merkel, invece, cerca sempre di mettersi al riparo in una posizione mediana. Ma in questa fase mi pare che l’opinione pubblica nei Paesi occidental­i chieda qualcosa di più».

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