Corriere della Sera

Una «tassa» di 7 euro per i visti L’ora dei dispetti tra la Ue e Londra

Bruxelles vuole far pagare l’ingresso nell’area Schengen. Il Regno Unito farà lo stesso?

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Afp) L. Ipp.

LONDRA Già il «conto del divorzio» dalla Ue si aggira per Londra sui 40-45 miliardi di euro. Ma adesso i britannici sono ancora più indispetti­ti per un’altra conseguenz­a non prevista della Brexit: ai turisti inglesi, per andare a spiaggiars­i in Grecia o a ubriacarsi a Ibiza, toccherà sborsare un pedaggio di 7 euro a testa.

È la conseguenz­a della decisione presa a Bruxelles mercoledì: l’unione europea metterà in piedi un sistema di autorizzaz­ione preventiva per entrare nell’area Schengen, modellato sull’esta americano. In pratica, i viaggiator­i extraeurop­ei dovranno fornire una serie di informazio­ni online: dai dati personali alla lista di ingressi in Europa fino agli eventuali precedenti penali. E pagare un biglietto di ingresso di 7 euro, così come si pagano dieci dollari per avere l’autorizzaz­ione a entrare negli Usa.

Il problema per i britannici è che dall’anno prossimo il Regno Unito sarà considerat­o un Paese extra-europeo: e dunque anche loro ricadranno nella stessa categoria, per esempio, dei canadesi o dei giapponesi. E dovranno mettere mano alla carta di credito.

Non è chiaro come Londra reagirà. Non è detto che metterà in atto una misura reciproca: ma già l’anno scorso si erano levate voci tra i conservato­ri che chiedevano di imporre agli europei un visto di ingresso di dieci sterline. Quel che è certo è che la decisione europea contribuir­à a complicare ulteriorme­nte i rapporti fra la Ue e la Gran Bretagna dopo la Brexit.

Il nuovo sistema, denominato European Travel Informatio­n and Authorisat­ion System (Etias), ha lo scopo di arginare l’immigrazio­ne illegale e combattere la criminalit­à: ma mira anche, nelle intenzioni, a riempire il buco di 13 miliardi scavato nella casse comunitari­e dalla dipartita britannica. Le nuove regole si applichera­nno a tutti i cittadini extraeurop­ei che non hanno bisogno di un visto per entrare nell’area Schengen e dovrebbero entrare in vigore nel 2020, dopo la definitiva approvazio­ne da parte del Parlamento Ue e degli Stati membri.

Per chi arriva da fuori, sarà necessario presentare una domanda online che servirà a incrociare i dati dei viaggiator­i con quelli in possesso dalla Ue e dall’interpol. Se tutto fila liscio, l’autorizzaz­ione viene emessa automatica­mente. Se si verifica un intoppo, la richiesta verrà processata manualment­e e in quattro giorni si avrà il responso. Il permesso sarà valido per tre anni, quindi non sarà necessario pagare i sette euro a ogni ingresso.

«Questo accordo è un altro passo importante per la protezione delle frontiere esterne della Ue — ha detto Valentin Radev, il ministro dell’interno della Bulgaria, il Paese che in questo momento detiene la presidenza a rotazione dell’unione —. Sapendo chi sono quelli che entrano nelle Ue prima ancora che arrivino ai nostri confini, saremo in grado di fermare quelli che possono rappresent­are una minaccia per i nostri cittadini».

Non si sa quale pericolo possano rappresent­are i sudditi di Sua Maestà, ma adesso bisognerà vedere se il governo di Londra vorrà o potrà negoziare qualche forma di esenzione per i suoi cittadini: altrimenti il canale della Manica sarà ancora un più largo.

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Negoziati Michel Barnier, 67 anni, negoziator­e dell’unione Europea per la Brexit dal dicembre del 2016, ieri a Sofia

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