Unione doganale, il grande scoglio sul futuro di Theresa May
Lo scoglio sul quale la Brexit rischia di andare ad infrangersi si chiama unione doganale: una questione a prima vista tecnica ma sulla quale si giocano i rapporti futuri tra Gran Bretagna ed Europa e lo stesso destino politico di Theresa May. Ieri il nodo è arrivato a Westminster, dove i deputati hanno dibattuto una mozione che chiedeva di mantenere Londra nell’unione doganale con la Ue: si trattava di un passaggio non vincolante, ma che è servito a misurare la temperatura politica. La premier britannica ha sempre detto che l’obiettivo della Brexit è l’uscita dal mercato unico e dall’unione doganale: solo in questo modo la Gran Bretagna sarà libera di perseguire una sua politica commerciale autonoma in un contesto globale. Ma questa posizione è avversata dalla quasi totalità del mondo del
In Parlamento Votata la mozione (non vincolante) perché Londra non esca dal patto
business, che teme l’imposizione di dazi con l’europa. E il partito laburista (anche con l’obiettivo di far esplodere le contraddizioni in seno al governo) si è pronunciato in favore del mantenimento di una forma di unione doganale. All’interno dei conservatori c’è infatti una pattuglia di deputati filo-europei che è pronta su questo punto a sfidare il proprio governo: restare nell’unione doganale, infatti, non solo porterebbe vantaggi economici, ma servirebbe anche a disinnescare la mina nord-irlandese, perché non ci sarebbe più necessità di ristabilire un confine «solido» fra le due Irlande. Tuttavia i puristi della Brexit, capeggiati dal ministro degli Esteri Boris Johnson, vedono l’unione doganale come il fumo negli occhi. Theresa May ha finora evitato di prendere di petto la questione, ma gli ultrà della Brexit hanno avvertito che sarebbero pronti a defenestrarla se lei cedesse alle pressioni dei filo-europei. La premier spera di poter rinviare la resa dei conti il più possibile, magari fino a ottobre, quando si dovrà votare a Westminster sull’accordo complessivo per l’uscita dalla Ue. Ma l’europa fa pressioni per avere una parola chiara entro il Consiglio di giugno, in modo da poter sciogliere il nodo nordirlandese. L’unione doganale sta diventando la pietra di paragone sulla quale si decide la fattibilità della Brexit.