Corriere della Sera

«Olga, la nostra gioia, ha vissuto solo un’ora»

- Alessandra e Riccardo

Riccardo e io ci siamo sposati il 6 aprile nel reparto di ginecologi­a dell’ospedale civile di Pinerolo. Il sindaco, uscito dalla sede comunale per noi, ha celebrato le nozze (avremmo dovuto sposarci il 7) in ospedale poiché io ero stata ricoverata per gravi complicazi­oni sorte durante la gravidanza che mi impedivano di alzarmi dal letto. Ero al sesto mese e rischiavo di perdere la mia bambina. Il giorno dopo il matrimonio, alle 3.15 è nata la nostra bellissima bambina, alla quale abbiamo dato il nome di Olga, ma purtroppo non ce l’ha fatta: era troppo prematura per poter sopravvive­re (pesava solo 360 grammi). Abbiamo deciso si seppellire la nostra Olga vicino a mio nonno perché in questi casi la legge italiana prevede che i genitori possano decidere se reclamare il corpo o lasciarlo in ospedale dove viene smaltito come materiale biologico. Lo troviamo agghiaccia­nte: quei corpicini meritano di essere trattati con rispetto e amore! Inoltre la legge prevede che venga fatta l’autopsia anche senza il consenso dei genitori, i quali rivedono i piccoli ricuciti (l’immagine è stata devastante). Purtroppo situazioni come la nostra non sono rare e il personale sanitario non è preparato a gestire persone che vivono lo stesso nostro dolore. Raccontiam­o tutto questo perché la nostra piccola sarebbe stata, per noi, il dono più grande delle nostre nozze e della nostra vita!

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