TRUMP E MACRON, L’IMPORTANZA DI AVERE UN PRESIDENTE
«A me, juventino, non spiacerebbe se vincesse il Napoli»
Caro Aldo, bisogna saper riconoscere i meriti di chi gioca meglio di noi. Perché io, sostenitore della Juve da sempre con mio padre Mario Soldati, socio d’onore della Juve, sostengo il Napoli. Le motivazioni sono almeno due: una di ordine calcistico e una di ordine social-umanitario. Ma prima di essere tifoso, mi considero sportivo e amante del gioco che non ha bandiere. A essere totalmente onesti e sportivi, tocca riconoscere che il calcio giocato dal Napoli di Maurizio Sarri è il migliore e il più audace, ma anche il più bello e spettacolare praticato oggi in serie A. Non ci sono pari. Aurelio de Laurentiis ha compiuto un miracolo nel mettere insieme una squadra così atipica e vincente con tutto quello che si porta appresso: io, quando guardo il Napoli giocare, mi diverto e mi entusiasmo come un ragazzino che si affaccia al mondo del calcio giocato! L’altra sera avevo un doppio sentimento contrario e avvincente al tempo stesso: da una parte tifavo Juve, e dall’altra ero totalmente affascinato e rapito dal gioco del Napoli. La seconda motivazione riguarda tutti noi: se il Napoli dovesse vincere un titolo, sarebbe, ne sono sicuro, una festa enorme non solo per Napoli e i napoletani tutti bensì per l’italia intera e in tutto il mondo. A volte è necessario essere totalmente sinceri: non guasta mai, anzi nobilita l’animo umano e ci rende liberamente sportivi nei confronti di tutti. Grazie Napoli e grazie Juve! Giovanni Soldati Caro Giovanni, anche l’avvocato Agnelli disse nel 1985 che, se non poteva vincerlo la Juve, sarebbe stato contento che lo scudetto fosse andato al Napoli. Sentimenti nobili, ma isolati.
Caro Aldo,
Trump e Macron si sono trovati d’accordo su molti punti; l’unica differenza riguarda l’intesa con l’iran che ha temporaneamente bloccato l’attività nucleare. Macron vuole salvare l’accordo, Trump vuole modificarlo. Difendere il patto significa che fra pochi anni l’iran potrà arricchire di nuovo l’uranio. L’ipotesi va valutata nella prospettiva che presto o tardi l’arabia Saudita potrà avere il nucleare. Veramente i politici pensano che un Medio Oriente con due potenze nucleari non porti una proliferazione di armamenti? Siamo sicuri che Macron sia lo statista da acclamare e non, semplicemente, un politico che sfrutta il momento per aumentare il suo prestigio e il suo potere, ben sapendo di lasciare in eredità ai posteri un Medio Oriente polveriera nucleare? Roberto Bellia Caro Roberto,
Il discorso di Emmanuel Macron al Congresso ha colpito l’opinione pubblica americana attenta alla politica, che è una minoranza ma contribuisce in modo decisivo a stabilire le sorti del mondo. Macron ha pochissimo in comune con Trump. Uno è figlio del sistema, l’altro è stato eletto per sovvertirlo. Però Macron ha capito di non potersi scegliere il presidente degli Stati Uniti, e che sarebbe stato più produttivo per sé e per il suo Paese stabilire con lui un rapporto preferenziale. Così l’ha invitato a Parigi per il 14 luglio, data fondativa della democrazia francese, e ora è volato a Washington. Macron sa che, viste le difficoltà della Merkel, giunta alla fase discendente della sua parabola politica, un leader come lui eletto per cinque anni può diventare il punto di riferimento per l’america in Europa (considerati anche l’isolamento di Londra dopo la Brexit e il vuoto politico dei Paesi mediterranei, compreso il nostro). Macron non è andato alla Casa Bianca e al Congresso a dare ragione a Trump su tutta la linea. Anzi, ha riconfermato la necessità di rispettare gli accordi di Parigi contro il riscaldamento del pianeta. Sull’iran ha detto che il compromesso raggiunto da Obama non va stracciato ma superato, allargandolo alla questione siriana. Poi certo è stato generoso di riconoscimenti; ricordando che la Francia è l’unica potenza europea a non aver mai fatto una guerra contro gli Stati Uniti, a differenza di Gran Bretagna (guerra di indipendenza), Spagna (guerra di Cuba), Germania e purtroppo Italia. C’è un’ultima considerazione da fare: il presidenzialismo, che consente di eleggere un leader e dargli un tempo davanti, rappresenta un investimento sulla politica e sullo Stato. L’italia farebbe bene a rifletterci su.