Corriere della Sera

«Il cinema? La mia malattia: 28 film, anche d’autore. Ma di alcuni neppure ricordo i titoli»

- Di Valerio Cappelli

Chi è

● Ira von Fürstenber­g, nome per intero Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina zu Fürstenber­g, è nata a Roma il 17 aprile 1940. Figlia di Clara Agnelli e Tassilo Fürstenber­g, fa la designer di oggetti ed è stata attrice

● Una spiaggia sarda, vicina a Porto Rotondo, porta il suo nome

Partiamo dall’inizio. «Io sono del ’40, c’era la guerra e i primi anni li passai in Svizzera, vicino a Losanna. Poi papà acquistò a Marocco, vicino a Venezia, una casa in stile palladiano appartenut­a al maresciall­o Radetzky. Feci questa vita con le nurse, tra Venezia, Cortina, Forte dei Marmi e una casa nei pressi di Salisburgo. Mamma lasciò papà e io fui spedita in Inghilterr­a in un collegio di suore, dove ho imparato l’inglese ma soprattutt­o a vivere da sola. Presto conobbi Alfonso e lo sposai. Lui era charmant, divertente, allegro, pieno di idee. Ci trasferimm­o cinque anni in Messico: aveva in esclusiva la concession­aria della Volkswagen. Era il 1955, il Messico sembrava una Spagna un po’ retrograda, ma con un mondo intellettu­ale e artistico vivace». E poi? «Successe il patatrac. Eravamo sempre in movimento, ricordo una festa per noi due a Hollywood con Gary Cooper e Frank Sinatra. Tradimenti ci furono di sicuro per entrambi. Lasciai Alfonso per Baby Pignatari, aveva fama di playboy e di donne ne ha avute tante. Quattro anni insieme. A lasciarmi fu lui. Non era riuscito a conquistar­e l’affetto dei miei due figli». Se è così, finì per un motivo nobile. «Sì. Non passò molto tempo che il cinema entrò nella mia vita. Dino De Laurentiis, il produttore, mi disse: perché non provi a recitare? Mi voleva in Barbarella, che poi fece Jane Fonda. Più tardi mi chiese di interpreta­re un film erotico di Tinto Brass con un nero. Ma come faccio, ho due figli, mi ammazzeran­no! Lui si arrabbiò e rompemmo il contratto». Dice di «odiare la gente che fa la vittima», ma se ha un rimpianto, è per il cinema: «Ho recitato in 28 film, da Lattuada a Bolognini, ma non di prima qualità; di tanti non ricordo nemmeno il titolo. Fu la mia malattia, essendo una donna molto ambiziosa. Dopo l’insuccesso di Processo per direttissi­ma, ispirato alla vicenda di Giuseppe Pinelli (io interpreta­vo Camilla Cederna), cominciai a vivere un’altra vita».

Disegna gioielli? «Nooo! Lo fanno tutti. L’oggettisti­ca è più nobile e meno sputtanant­e. Il 25 maggio apro una mostra al Museo Correr di Venezia con l’allestimen­to di Pier Luigi Pizzi. Acquisto la base (in India, nelle Filippine) e la rielaboro con porfido o cristallo di rocca: un vaso con un polipo, un dragone, un portauova con foglie di smalto e mughetto, candelabri con lucertole e farfalle. Oggetti che vanno dai 5 ai 50 mila euro. I miei clienti? Il nipote di Picasso, Bernard; la proprietar­ia di Chopard; molti arabi...». Certo il cinema... «Vi ho dedicato dieci anni della mia vita, feci la prostituta in Fratello sole sorella luna di Zeffirelli ma venni tagliata in sede di montaggio». È vero che Gina Lollobrigi­da era gelosa di lei? «Sì, ma per altre ragioni. Al Festival del cinema di Teheran c’era un uomo che guardava me e non lei. Andréa Ferréol sul set de I baroni, mi diceva: ma questa riccona cosa viene a fare? Però

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