I sentieri a Nord tra borghi, pievi e calette segrete
Un tuffo nelle acque cristalline di una spiaggia quasi inaccessibile. E una randonnée verso gli impervi picchi dell’entroterra, o sui sentieri che s’arrampicano tra scogli e falesie, bordeggiando un mare da sogno. Chi non conosce la Corsica del Nord non può che cominciare la sua esplorazione da Patrimonio, antico borgo di rocce e alberi a mezz’ora d’auto da Bastia, assediato da vigne e orti e chiuso a valle da due cocuzzoli alle cui spalle riluce il blu intenso della baia di Saint-florent. A soli 7 chilometri dal porticciolo e dalle boutique lungomare che d’estate si affollano di diportisti parigini, il paese offre un rifugio dal turismo di massa, alloggi più economici e un’eccellente base per chi voglia praticare (senza stress) vacanze attive.
Bastano un minimo allenamento e un buon paio di scarpe da escursionismo. Ma non dimenticate un cappello (il sole picchia) e il costume: non c’è esperienza più ristoratrice di una nuotata in mare dopo un trekking attraverso alcuni tra gli scorci più incontaminati dell’isola.
Facendo base a Patrimonio (ideale la sistemazione lungo il fiume nei gites in pietra di Casa Albina), nella frescura della fascia collinare, si possono scegliere numerosi sentieri. Ve ne consigliamo tre.
Per cominciare con una camminata breve e non troppo impegnativa, chiedete a Barbara Andreani (a Casa Albina) le indicazioni per raggiungere la marina di Farinole, dove un sentiero sale ripido la falesia per proseguire a picco lungo la scogliera fino alle porte di Saint-florent.
A ovest della cittadina portuale (fate sosta per le mappe all’office de tourisme), in fondo a Plage de la Roya, parte un altro lungo tratto costiero del «Sentiero dei contrabbandieri»: lo si può percorrere tutto — fino a Ostriconi —, circumnavigando la selvaggia area protetta del Désert des Agriates, in un paio di giorni (si pernotta in rustici bivacchi o camping, ma portatevi l’acqua); o se ne può affrontare una parte più breve. Ci vogliono circa due ore di buon passo per arrivare alla solitaria caletta di Lotu; quasi 4 per raggiungere la più bella e inaccessibile tra le spiagge del Nord, Saleccia, dove c’è un campeggio strategico (‘U Paradisu). Ci si arriva anche in jeep, con la pista lunga 13 chilometri da Bocca di Vezu, sulla provinciale per Calvi. E attenti alle orde dei bagnanti che sul lato est di Saleccia sbarcano dai gommoni-navetta di St-florent.
Verso l’entroterra di Corte, dove si annuncia la dorsale montuosa che unisce il Nord al Sud dell’isola con vette oltre i 2600 metri, in un parco regionale che si estende per 330 mila ettari, si raggiunge il borgo di Murato: una fuga quassù è il modo migliore per cercare refrigerio quando sulla costa il caldo si fa più soffocante e le spiagge troppo affollate. La straordinaria pieve medievale del XIII secolo domina a 475 metri le valli del Bevinco e del Nebbio. San Michele de Murato — col campanile-portico e i bassorilievi simbolo dell’antico potere — colpisce per l’armonia del calcare bianco alternato al serpentino verde. Poco lontano da questo gioiello romanico-pisano, tra lecci e castagni, un sentiero si snoda sotto gli alberi, costeggiando un ponte romano e l’antica ghiacciaia del paese, dove gli abitanti conservavano, tutti insieme, le proprie derrate alimentari.