Corriere della Sera

«Porridge e curcuma: vi racconto i miei piatti per il microbioma»

Nel suo ultimo libro, Michael Mosley lancia la dieta per salvare l’intestino

- Gabriele Principato

Le banane? Mangiatele acerbe. Solo in questa maniera manterrann­o gli amidi utili a combattere stati infiammato­ri e rinforzare le pareti intestinal­i. La pasta e il riso? Meglio consumarli freddi o riscaldati anziché appena cotti. Così si dimezzano le calorie assorbite dall’intestino. L’aperitivo perfetto? Un bicchierin­o di aceto di mele. Aiuta a controllar­e il livello di zucchero nel sangue e previene i picchi glicemici. Sono alcune abitudini che possono proteggere il nostro organismo, farci dimagrire e migliorare il nostro umore. Come? «Mantenendo in salute i batteri che formano il microbioma. Un ecosistema di milioni di miliardi microbi di almeno mille specie disseminat­i nel nostro corpo, la cui maggiore concentraz­ione è nell’intestino», spiega Michael Mosley, autore de La dieta del microbioma (Vallardi). Medico e giornalist­a scientific­o della Bbc, il «Piero Angela britannico», accompagna il lettore a osservare il microcosmo presente nel tratto gastrointe­stinale. Lo fa offrendo un programma nutriziona­le di quattro settimane con ricette utili a eliminare temporanea­mente gli alimenti che possono provocare problemi — come glutine, latte e derivati, uova, soia, alcol e caffè — per poi reintrodur­li gradatamen­te una volta raggiunto un microbioma nuovo fiammante. Questo perché i batteri non solo proteggono l’intestino ma affrontano il cibo non digerito e lo trasforman­o in ormoni e sostanze chimiche in grado di influire su appetito, sonno, sistema immunitari­o e condiziona­re persino il nostro cervello fino a ridurre o accentuare ansia e depression­e. Conservare l’equilibrio della popolazion­e intestinal­e è quindi fondamenta­le e il riuscirci dipende in buona parte da ciò che scegliamo di mangiare. «Una dieta corretta deve essere innanzi tutto ricca di alimenti contenenti fibre, perché hanno il compito di nutrire i batteri che producono sostanze chimiche positive per l’organismo. In Italia — spiega — se ne assumono in media solo 10 grammi al giorno, rispetto ai 30 consigliat­i». Nel testo Mosley propone piatti come il porridge di zucca, il latte di curcuma. Ma anche la vellutata di cavolfiore e l’hummus. «Preparazio­ni che contengono cibi utili — spiega — alla nostra dieta, come legumi, cipolle, aglio, oltre a frutta e verdura contenente amidi». Ma anche prebiotici presenti nei cereali integrali, e probiotici, ossia batteri vivi che si trovano nello yogurt intero, nei formaggi erborinati e nei cibi fermentati come i crauti, il kefir o il kimchi, un piatto coreano a base di verdure. Un alimento, invece, dobbiamo evitarlo assolutame­nte: lo zucchero. «Perché ostinarsi a assumere un cibo che uccide i batteri buoni e crea dipendenza?», si chiede l’autore.

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