Corriere della Sera

L’anima digitale dei giocattoli di cartone

Con Nintendo Labo si torna al passato ma in modo innovativo: i Toy-con, sagome da assemblare e poi utilizzare con la console Switch

- Federico Cella

La scheda

● Arriva oggi in Italia Nintendo Labo, modellini di cartone da utilizzare insieme con la console Nintendo Switch

● Disponibil­i due kit, quello Assortito (per costruire una macchina radiocoman­dat a, una canna da pesca e un pianoforte) e quello Robot, con cui creare un’armatura da automa

● Le sagome interagisc­ono con i controller e la console, prendendo vita

● In un anno la Switch ha superato i 16 milioni di pezzi venduti

La nuova idea di Nintendo è vera e propria ingegneria di cartone. I giocattoli fatti con gli scatoloni avanzati dall’ultimo trasloco non sono una novità, anzi in un periodo eco e di genitori illuminati trovare idee per i bimbi da realizzare con il cartone è una moda fai-da-te che va dalle casette ai trenini passando per le macchinine (Youtube spopola di tutorial anche su questo). Ma la Grande N di Kyoto è andata oltre, aggiungend­o al trend la sua firma inimitabil­e: dentro ai giochi costruiti ritagliand­o e piegando ci ha messo un’anima tecnologic­a, la sua Switch, console che in un anno ha superato i 16 milioni di pezzi venduti. L’attesa per Nintendo Labo, la nuova linea che arriva in Italia oggi, è stata così alta che in Giappone i pre-ordini hanno superato qualunque altro videogioco. Perché alla fine si tratta di questo, del marchio di fabbrica di Nintendo: nuovi videogame, contaminat­i però da una grossa dose di gioco tattile.

Montare i modelli di Labo è una parte del piacere di giocarci, piacere del tutto condiviso con la famiglia — e anche questo punto è importante — perché non parliamo di due pezzi di carta da piegare e mettere assieme. La cultura giapponese degli origami si fa sentire tutta in questi complicati elaborati: Labo arriva in Italia con due kit, quello Assortito e quello chiamato Robot. Con il primo è possibile costruire da una semplice macchina radiocoman­data (20 minuti di tempo stimato) fino a una canna da pesca (2 ore e mezza) e a un mini-pianoforte (anche 4 ore di tempo). Il secondo set ha delle lastre sagomate che vanno a costituire un’armatura da robottone. E fin qui tutto bello ma anche già visto. La marcia in più, come detto, è l’interazion­e con la console e i due joycon, i controller multi-uso inventati da Nintendo, che inseriti dentro a quanto abbiamo costruito con tanta pazienza (e le istruzioni), utilizzano i sensori di movimento, la vibrazione e la telecamera a infrarossi per dare letteralme­nte vita al cartone.

Facciamo degli esempi, dato che non esistono precedenti a cui aggrappars­i. Nella canna da pesca si inserisce un joy-con e si collega un filo alla console: il sensore registra i movimenti del mulinello e sullo schermo vediamo l’amo digitale scendere in acqua, in mezzo a pesci sempre diversi a seconda della profondità, e con pazienza da pescatore aspettiamo che qualcuno abbocchi; la vibrazione avverte quando è il momento, con delicatezz­a, di recuperare la preda; a seconda del tipo di pesce e delle sue dimensioni, faremo un punteggio più o meno alto. Nel caso del pianoforte, la console fa da spartito mentre la telecamera a infrarossi del controller osserva i tasti suonati, riproducen­do il suono corrispond­ente.

Mirabile è poi il Kit Robot, con il quale costruire uno zaino a cui sono collegati i cavi che sentono il movimento di mani e piedi: le telecamera li codifica e trasmette al videogioco i movimenti del robot; un casco sulla testa permette quindi di dirigere l’automa con i movimenti del capo e la nostra trasformaz­ione, in stile Pacific Rim ma armati solo di semplice cartone, è fatta. Con tanto di conteggio delle calorie bruciate durante il gioco, non certo per gamer da divano.

Difficile come detto trovare dei precedenti, anche se possono venire in mente i cardboard di Google, visori per realtà virtuale e video a 360° in cartone che prendono vita grazie all’inseriment­o tecnologic­o (in questo caso uno smartphone). Ma Nintendo va oltre, tornando in un certo modo alle origini, a quel 1889 quando l’azienda venne fondata per produrre carte da gioco: inserendos­i nel movimento del making, gli artisti del fai-da-te tra chip programmab­ili e stampanti 3D, porta la costruzion­e di nuovi giocattoli interattiv­i a un livello di semplicità perfetto per far giocare assieme genitori e figli.

Servirà pazienza, attenzione a non rompere i pezzi prestampat­i (ma i ricambi sono

La funzione Garage Si potranno poi creare nuovi giochi a cui associare forme da ritagliare, fatte da noi

Il precedente

Stesso materiale per i cardboard di Google che si usano inserendo lo smartphone

già in vendita sul sito) e creatività. Dopo i primi due set, arriverann­o nuovi Toy-con, questo il nome scelto da Nintendo per la nuova versione dei toys-to-life, i pupazzetti che prendevano vita dentro ai videogioch­i, come gli Skylanders di Activision. E il gioco del Diy (do-it-yourself) non finisce qui, perché con la funzione Garage, Labo diventa una piccola officina di programmaz­ione semplifica­ta: attraverso comandi di complessit­à crescente, è possibile creare nuovi giochi a cui associare sagome di cartone fatte da noi stessi. Un’interpreta­zione del gioco intelligen­te aperta da Nintendo e che come spesso accade verrà seguita da altri marchi.

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