Corriere della Sera

«Maurizio, il caffè come lo prendi?» Programmi e cortesie, le 77 ore di Fico

- Emanuele Buzzi

d Parliamo di programmi, è importante rimettere al centro i temi nell’interesse del Paese

MILANO «Maurizio, tu come prendi il caffé?». È la tarda mattinata di giovedì quando Roberto Fico accoglie la delegazion­e del Pd. Ormai sono trascorse quasi 72 ore da quando ha ricevuto, poco prima di mezzogiorn­o di lunedì, la telefonata di convocazio­ne al Colle che di fatto ha dato il via al mandato esplorativ­o. Una telefonata in parte attesa, nell’aria, a cui il presidente della Camera ha risposto personalme­nte. E proprio allo stesso modo, in prima persona, dando del tu ai suoi interlocut­ori, ha deciso di gestire i colloqui. Pure nei dettagli. Anche ora che il suo compito sta per esaurirsi, lì — nel Salottino del presidente a Montecitor­io — è lui a servire direttamen­te il caffé ai suoi ospiti. C’è lo spazio per scherzare e il clima, sebbene nel rispetto istituzion­ale, è cordiale e rilassato. Paradossal­mente Fico è un po’ più attento al protocollo con il Movimento, con gli ex colleghi di tante battaglie politiche.

Il suo ruolo super partes gli impone, però, di andare dritto al nocciolo. «Parliamo di programmi, è importante rimettere al centro del discorso i temi nell’interesse del Paese», ribadisce con chiarezza ai suoi interlocut­ori. La linea di Montecitor­io è in sintonia con quella del Quirinale. Con Sergio Mattarella sono stati condivisi tutti i passaggi e al capo dello Stato — al termine di settantase­tte ore convulse — proprio a lui spiega quello che poi — in un discorso a braccio — dirà davanti alle telecamere. Ai microfoni userà le parole «esito positivo», al capo dello Stato pochi minuti prima Fico ha spiegato — nella mezz’ora abbondante di colloquio — che è caduta la pregiudizi­ale che bloccava il nascere di una

I rapporti

La scelta di gesti informali con i dem e più «protocollo» con i colleghi del Movimento

trattativa, che i Cinque Stelle hanno chiuso il forno con la Lega e che ora è partito un confronto, che sarà lungo e complesso. Il suo lavoro, quindi, — salvo nuove richieste del presidente della Repubblica — è concluso.

Un esito che il successore di Laura Boldrini, lunedì, non considerav­a per nulla scontato. Anzi. Proprio per la delicatezz­a dell’impegno, ha deciso di agire direttamen­te. Senza intermedia­ri. E ha preferito ridurre al minimo essenziale le persone coinvolte nei colloqui. Meglio procedere senza fronzoli: è stato il mantra dei tre giorni di incarico. Al punto che martedì, al primo giro di consultazi­oni,

quando i quattro esponenti dem si sono presentati alla spicciolat­a, arrivando da soli a distanza di pochi minuti uno dall’altro, Fico gli è andato incontro, aspettando­li nell’anticamera della sala. E in buona parte si è dedicato ad ascoltare i dubbi, le aperture, le richieste delle parti. Solo con Luigi Di Maio si è lasciato andare — martedì — a qualche divagazion­e sportiva, per festeggiar­e l’impresa del «suo» Napoli, capace di superare la Juventus a Torino.

E anche il 25 aprile, nel giorno della Liberazion­e, dopo la cerimonia all’altare della Patria, il presidente della Camera è tornato nel suo ufficio a Montecitor­io a lavorare sottotracc­ia. Ha chiamato personalme­nte, di nuovo, Martina e Di Maio per definire, tessere le fila degli incontri del giorno successivo. L’obiettivo è creare un ponte tra due mondi finora distanti. Un filo sottile. Sapendo che la trattativa passerà da argomenti delicati come i provvedime­nti sulle carceri. Il filo, però, resiste. E Fico, una volta lasciato il Colle e concluso il suo mandato esplorativ­o torna a Montecitor­io per due ore di riunione sui tagli ai vitalizi.

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