Donald, le scomode verità
I cinesi: «Luogo non più in uso». Jong-un chiede un patto di non aggressione
Trump sarà anche un lunatico. Ma è un lunatico che sta alla Casa Bianca e a forza di tweet, anche brutti, e di scomode verità, sta davvero cambiando il mondo. Ogni atto dell’eccentrico Donald manda onde alte attraverso il pianeta.
Sarà teatro quello di Kim Jong-un, ma è uno spettacolo di una certa qualità. Il Maresciallo ha promesso di mostrare al mondo, a maggio, la chiusura del sito dei test nucleari a Punggye-ri, nascosto nelle viscere di una montagna. E per rendere più drammatica la scena vuole invitare alla cerimonia esperti atomici e giornalisti americani e sudisti. Una nuova concessione che risponde a due richieste preliminari di Donald Trump: rinuncia al nucleare e verifica sul campo da parte di ispettori internazionali. Dopo le dichiarazioni incoraggianti e le esibizioni davanti alle telecamere, però, serviranno mesi (almeno) di trattative dettagliate e rischiose, è lo stesso Kim a prevederlo.
Le parole di Kim sono state riferite a Seul dal portavoce del presidente Moon Jae-in: il Maresciallo le ha pronunciate nel colloquio faccia a faccia di venerdì, quando i due nemici si sono seduti da soli sulla panchina di un ponticello nella Zona demilitarizzata di Panmunjom. Ecco le frasi chiave: «Qualcuno sostiene che chiudiamo il sito dei test nucleari perché gli impianti non funzionano più (molti esperti, cinesi soprattutto, hanno rilevato crepe e crolli nei tunnel dopo l’ultima esplosione che provocò un terremoto artificiale potente, ndr), ma vedrete che ci sono altre due gallerie, più grandi e profonde di quelle utilizzate, che funzionano».
Punggye-ri si trova ai piedi del Monte Mantap nel Nordest del Paese, e i nordcoreani in quelle gallerie hanno fatto esplodere dal 2006 sei ordigni, l’ultimo il 3 settembre. «Un test perfetto», lo definì la propaganda di Pyongyang: provocò un sisma di 6,3 gradi Richter e la sua potenza fu valutata tra i 120 e i 250 chilotoni, 10-15 volte superiore alla bomba sganciata dagli americani su Hiroshima nel 1945. Ma proprio quella potenza avrebbe indebolito le pareti della montagna, causando un crollo disastroso che secondo fonti giapponesi ha ucciso almeno 200 operai e tecnici nordisti. Anche gli scienziati cinesi sono convinti che la zona sia ormai inutilizzabile e troppo contaminata per continuare a lavorarci. L’intelligence americana però, analizzando foto satellitari ha appena detto che il sito non sembra compromesso e ancora due settimane fa continuavano opere di scavo per una galleria.
Questo però rafforza la proposta di Kim. Che ha anche confidato a Moon: «So che gli americani sono maldisposti nei nostri confronti, ma quando cominceremo a parlarci, sapranno che non sono il tipo che lancerebbe armi nucleari contro la Sud Corea, il Pacifico o le città degli Stati Uniti. Se continueremo a tenere frequenti incontri e costruire la fiducia reciproca e riceveremo assicurazione che la guerra è finita (dal 1953 c’è solo un armistizio, ndr) e si firmerà un trattato di non aggressione, allora perché dovremmo mantenere le armi nucleari e vivere in difficoltà?».
Ecco quindi la prima richiesta chiara di Kim: un patto di non aggressione firmato da Trump. Altre, economiche, seguiranno sicuramente quando ci sarà il vertice. Il Maresciallo ha fretta di produrre altre puntate del suo nuovo show di buona volontà pacifica. E corre anche Trump: «Vertice in tre, quattro settimane», ha detto ieri il presidente, mentre la casa Bianca rivela che l’appuntamento con la storia potrebbe essere in Mongolia o a Singapore. Tre o quattro settimane significa entro fine maggio, dopo lo show di Punggye-ri.
Resta poco tempo ed è un’altra mossa simbolica quella annunciata da Kim a Moon: la Nord Corea ri-sintonizzerà la sua ora su quella della Sud Corea. Il Maresciallo l’aveva portata 30 minuti indietro nel 2015, aumentando la spaccatura e la confusione. Ma al vertice di Panmunjom, venerdì scorso, ha osservato: «Mi intristisce vedere sulla parete di questa Peace House due orologi, uno con l’ora di Pyongyang l’altro con quella di Seul, noi torneremo all’ora comune».