Corriere della Sera

«L’ex premier fermo al 4 dicembre 2016 Non tratti come soldatini i suoi parlamenta­ri»

- M. Gu.

«Per Renzi non è successo nulla».

Che intende, onorevole Francesco Boccia?

«È fermo al 4 dicembre del 2016. Ma io continuerò a chiedergli all’infinito di dare una mano al Pd».

Pensa che l’ex segretario stia remando contro?

«Se avesse a cuore l’interesse del Paese prenderebb­e in consideraz­ione la formula dell’appoggio esterno».

Invece ha chiuso a doppia mandata e ha accusato voi dialoganti di puntare alle poltrone. È arrabbiato?

d Comunque c’è un sì al confronto, discutiamo in direzione Se avesse a cuore il Paese dovrebbe valutare l’appoggio esterno

«Quello arrabbiato è lui, l’ho trovato persino iroso. Renzi prenda atto che stiamo parlando di contenuti e nessuno di noi ha mai parlato di poltrone o di seggiole, come le chiama lui a Firenze».

Per Renzi non se ne parla.

«Al netto delle saette e dei fulmini recepisco un sì al confronto, che intanto inizieremo. In direzione discuterem­o, perché sui temi di sinistra posti da Di Maio nella lettera al Corriere si può e si deve accettare la sfida. Quando avremo capito come mai il M5S ci ha quasi doppiato, proveremo a capire se ci sono le ragioni per far partire la legislatur­a».

Perché Renzi è stato così duro con Casaleggio e il «partito azienda»?

«Voglio cogliere le cose dette al netto delle offese e delle contumelie. Con l’ira è difficile fare politica. Vorrei che Renzi aiutasse il partito in questa fase, come deve fare un leader».

In direzione vi conterete?

«Poiché sul dialogo è d’accordo anche lui, spero voti a favore. Se quello di Renzi è un no a prescinder­e sul governo toccherà contarsi, con il rischio di scivolare verso fratture che diventano difficili da sanare anche attraverso un congresso, che diventereb­be una seconda conta». Se i suoi senatori non ci stanno, il governo tra Pd e

M5S non ha i numeri per la fiducia?

«Facciamolo decidere al partito. È sempre sgradevole dire “io ordino ai miei di fare questo” e gli altri eseguono. Facciamo una discussion­e vera e lasciamo tutti liberi di scegliere, altrimenti questi deputati sembrano soldatini. Stiamo decidendo il futuro del Paese e del Pd e penso che nessuno di noi abbia la volontà, che rischia di essere confusa con l’arroganza, di decidere per gli altri».

L’ex premier ha detto che i renziani non esistono...

«Voglio credergli e lo vedremo in direzione».

Ha apprezzato l’apertura a un governo per le riforme?

«Ha un senso, sì. Ma se lo avesse proposto con minore ira si sarebbe capito meglio».

Pensa anche lei che Di Maio e Salvini abbiano già l’accordo in tasca?

«Lo escludo. E comunque sarebbe un inno inaccettab­ile al tanto peggio tanto meglio e tutti noi dovremmo sentire il dovere di farlo saltare».

È pronto alla traversata nel deserto?

«Autoprocla­marci opposizion­e, perché auspichiam­o che i nostri avversari si mettano insieme, non mi pare una scelta lungimiran­te, né per il Paese né per il Pd».

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