Zingaretti e la sfida con Cantone su una nomina
Contestata la scelta per una fondazione e la rimozione di un dirigente. La battaglia finisce al Tar
ROMA A prendersi cura degli artisti in difficoltà non è solo la legge Bacchelli. Nel Lazio una fondazione sotto il controllo della Regione è proprietaria di un parco di alcuni ettari, di una villa e di una serie di immobili a poca distanza dalla basilica di San Pietro. Un luogo incantevole donato dal conte Niccolò Piccolomini a sostegno degli attori indigenti. Nei mesi scorsi un bilancio in dissesto ha spinto il governatore Nicola Zingaretti a commissariare la fondazione che è un’ipab (Istituzione pubblica assistenza e beneficenza). Ma il commissario non è mai arrivato, innescando tra l’altro un braccio di ferro tra Zingaretti e l’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone. La scelta del governatore del Lazio è caduta su Stefano Acanfora, un commercialista che in Regione Lazio è direttore degli acquisti. La sua nomina alla Fondazione Piccolomini si è arenata perché Pompeo Savarino, il direttore regionale per l’anticorruzione, ha riscontrato un falso nei moduli compilati da Acanfora. Che ha dichiarato di non ricoprire incarichi esterni alla pubblica amministrazione, né di svolgere attività professionali. Dalle verifiche sono, invece, saltati fuori incarichi e qualifiche in alcune società private, una condizione vietata dalla legge.
Tanto che lo scorso 19 marzo Savarino ha depositato una denuncia alla Procura della Repubblica. Il giorno stesso il dirigente Anticorruzione scrive anche al direttore del personale della Regione Alessandro Bacci per segnalare che Acanfora avrebbe dichiarato il falso già nel 2016, quando ha assunto l’incarico di direttore per gli acquisti. In Camera di commercio, del resto, Acanfora risulta tuttora titolare di una decina di incarichi, oltre ai 176 già ricoperti in passato in 148 imprese.
Il provvedimento di urgenza della Regione Lazio arriva appena due giorni dopo la denuncia di Savarino, il 21 marzo. Ma a sorpresa non riguarda la condizione di Acanfora. Una delibera dell’ente governato da Zingaretti revoca la direzione «attività di controllo e vigilanza» e rimuove Savarino. A giustificazione l’esigenza di un riassetto organizzativo e l’interruzione del rapporto fiduciario con il dirigente. Una mossa unilaterale che l’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone boccia lo scorso 19 aprile, dichiarando inefficace la revoca di Savarino. A muoversi è anche il gruppo del M5S con un’interrogazione contro la delibera di Zingaretti. L’ultimo atto è quello del Tar del Lazio, che tre giorni fa ha accolto il ricorso di Savarino, chiedendo la sospensione della revoca. E oggi il dirigente anticorruzione proverà a ripresentarsi in ufficio.
Contrasti
La Regione ha revocato l’incarico al dirigente anticorruzione poi lo stop del tribunale