T politici Dal dentifricio alle crocchette di Nemo I Macron pagano le spese (personali)
Ma è polemica sugli sconti ricevuti da En Marche in campagna elettorale
utti gollisti, ma fino un certo punto. L’eredità del Generale viene continuamente evocata dai francesi, Emmanuel Macron compreso, ma c’è un aspetto sul quale Charles de Gaulle rimane insuperato: l’attenzione alle spese e i costi della politica. Su questo tema, e il modo in cui lo affronta l’attuale presidente della Repubblica, negli ultimi giorni in Francia si è concentrata una certa attenzione.
Venerdì il giornale online Mediapart ha sottolineato alcune stranezze dei conti della campagna elettorale di Macron. La società GL Events, leader in Francia nella produzione di eventi, avrebbe praticato prezzi di favore a Macron, e solo a lui. Uno sconto di quasi 10 mila euro per il comizio del 10 dicembre 2016 alla porte de Versailles (da 39.490 a 29.663 euro), e meglio ancora la concessione della sala della Mutualité a titolo gratuito per la serata del 12 luglio 2016: costava in teoria 14 mila 129 euro, gentilmente condonati con uno sconto del 100 per cento.
La società GL Events è di proprietà di Olivier Ginon, imprenditore lionese amico di Gérard Collomb, ex sindaco di Lione oggi ministro dell’interno. Mediapart sottolinea che un altro candidato alla presidenziale, François Fillon, non ha goduto delle stesse condizioni e ha dovuto pagare prezzi di listino fino all’ultimo euro. L’eliseo ha risposto a Mediapart che «il movimento En Marche è riuscito a contenere il costo dei vari eventi grazie a un approccio aggressivo nei negoziati commerciali». La tesi è che gli uomini di Macron siano stati più bravi a chiedere lo sconto e a ottenerlo. Il sospetto, insinua Mediapart,è che un giorno o l’altro l’uomo d’affari Ginon chieda che il favore gli venga restituito.
Ieri invece il Parisien ha diffuso informazioni ottenute dall’eliseo sul modo in cui il presidente e la première dame gestiscono le spese personali. Dal dentifricio alle crocchette del cane Nemo, tutto è pagato con la carta di credito personale. E ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ma non è scontato: queste attenzioni sono state introdotte da Hollande, mentre alcuni predecessori rubricavano acquisti personali come spese di funzionamento della presidenza e quindi a carico del contribuente.
Il presidente Georges Pompidou poi rivoluzionò l’arredamento perché con la moglie Claude era appassionato di arte e design contemporaneo e fece ricorso al lavoro spettacolare di Pierre Paulin, dal set del «Dottor No» di James Bond all’eliseo. I tempi oggi non lo consentono e i Macron non hanno cambiato nulla, tranne il materasso. Quando viaggiano a titolo privato pagano di tasca loro, solo il servizio di scorta resta a carico dello Stato. Molto è cambiato rispetto all’epoca di Mitterrand, che arrivò a impiegare fino a otto uomini tra sicurezza e servizi — pagati dai contribuenti — per vegliare sull’amante Anne Pingeot e la figlia Mazarine e mantenere segreta la sua seconda vita.
In tempi di moralismo e rivolta contro le élite, Macron cerca di evitare spese superflue. Resta comunque insuperabile l’esempio di de Gaulle, che fece installare all’eliseo i contatori in modo da pagare personalmente la bolletta dell’elettricità, usava i suoi piatti e stoviglie per non consumare quelli della République da utilizzare solo nelle occasioni ufficiali, e insisteva per pagare la benzina quando lasciava Parigi per andare nella residenza di Colombey-les-deux-eglises.