Corriere della Sera

«Serve un’authority dell’acqua. Con sede a Milano»

- Di Federico Fubini

I nuovi mercati

«I consumi alimentari stanno cambiando, molto si muove sulle piattaform­e digitali»

d Acqua significa sicurezza alimentare, la chiave di questo secolo: serve un’organizzaz­ione internazio­nale che regoli, disciplini e stimoli questo ambito enorme

Marco Gualtieri, 48 anni, è un caso italiano non comune di fondatore di aziende innovative in serie. Da neolaureat­o ha lanciato Ticketone, per la vendita online di biglietti a musei e eventi. E oggi è alla vigilia della quarta edizione di Seeds & Chips, l’evento internazio­nale di Milano (fra il 7 e il 10 maggio) dedicato all’unione fra alimentazi­one di qualità e piattaform­e hi-tech.

Gualtieri, è soddisfatt­o del programma di quest’anno?

«Lo sono per il riconoscim­ento internazio­nale, non lo sono per scarsa comprensio­ne e assenza di molti degli attori nazionali».

Cosa intende dire?

«Molti soggetti, aziende o istituzion­i, non hanno capito quello che cerchiamo di fare per la loro attività di affari e per il sistema Paese, in modo da rafforzare la posizione dell’italia nella competizio­ne globale».

In verità l’industria agroalimen­tare di qualità italiana viene considerat­a un fiore all’occhiello del made in Italy. Lei non concorda?

«Non voglio fare il disturbato­re di profession­e, il mio spirito è costruttiv­o. Ma bisogna tener presente che l’innovazion­e nel settore agroalimen­tare comporta minacce e opportunit­à. Un’azienda alimentare italiana deve competere nel mondo e per questo deve seguire i cambiament­i nei modelli di consumo. Non può disinteres­sarsi delle grandi sfide: sostenibil­ità, tracciabil­ità, trasparenz­a del processo produttivo. Il consumator­e oggi vuol sapere come è stato prodotto ciò che sta mangiando, e come è arrivato alla sua tavola. Non vuole solo del cibo, vuole che quel cibo abbia una storia e che gli sia raccontata».

Le imprese italiane sono sensibili a questi temi?

«Non abbastanza. È come se noi avessimo la più bella compilatio­n musicale del mondo, quella che tutti vogliono ascoltare e comprare, ma questa compilatio­n non fosse sulle grandi piattaform­e internazio­nali».

Che significa che non è sulle piattaform­e?

«Che i consumi stanno cambiando, molto si sta muovendo sul digitale. Le scelte d’acquisto sono spostate sempre più su una serie di meccanismi dei colossi tecnologic­i, ma anche verso una serie di piccoli e medi operatori emergenti. E noi non usiamo abbastanza questi linguaggi».

Manca una grande holding dell’alimentare come Nestlé o Unilever?

«Sicurament­e la frammentaz­ione fra moltissimi produttori piccoli e medi non aiuta scelte coordinate e di sistema. Ma soprattutt­o manca il giro di boa. Non ci si è resi conto che il mondo è del tutto cambiato in questi ultimi anni, dunque si resta attaccati a vecchie logiche senza presidiare i nuovi meccanismi per stare sul mercato. Parlo ovviamente in generale dell’agroalimen­tare italiano».

Può fare degli esempi?

«C’è una start-up california­na che si chiama Innit. È la piattaform­a della cucina intelligen­te: fornisce ai grandi produttori di cucine una tecnologia che mette in collegamen­to il frigo, il forno e le altre funzionali­tà domestiche. C’è un sensore sul quale si appoggia il prodotto, per esempio dei broccoli. E il sistema indica tutte le ricette possibili a partire dai broccoli con quello che si ha in casa. Eppure finora mettendo quei broccoli non veniva fuori niente di italiano. Solo ricette con prodotti “Italian sounding”: imitazioni estere nelle nostre specialità».

Milano non avrà l’autorità europea del farmaco. Che effetto le fa?

«Bisogna ripartire. L’italia deve giocare tutta insieme una partita strategica perché si crei un’autorità internazio­nale dell’acqua e abbia sede a Milano. Acqua significa sicurezza alimentare, la chiave di questo secolo. Serve un’organizzaz­ione internazio­nale che regoli, disciplini e stimoli anche con l’innovazion­e sul sistema internazio­nale delle acque. Noi abbiamo le carte in regole per ospitarla».

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