Corriere della Sera

Le 44 cappelle e la Basilica Come pellegrini sul Sacro Monte

- di Isabella Bossi Fedrigotti

Trovare vuoto di visitatori il Sacro Monte di Varallo Sesia, non lontano da Vercelli, sarà difficile perché è comunque il Sacro Monte più bello di tutto l’arco alpino, e perché nel 2003 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità. Però le folle sono rare, forse perché c’è da fare un percorso a piedi che si 2 snoda tra viuzze, piazzette e quarantaqu­attro cappelle affrescate e popolate da ottocento statue a grandezza naturale, di legno o di terracotta; una volta in cima, ecco la Basilica della Resurrezio­ne, meta ultima del pellegrino. Ed è giusto chiamarlo pellegrino perché l’idea di un Sacro Monte fu di un frate che verso la metà del XV secolo, essendo diventato troppo pericoloso (a causa dei turchi) il viaggio in Terra Santa, volle realizzare un percorso che riproduces­se i suoi luoghi più significat­ivi, per essere un’autentica alternativ­a al pellegrina­ggio. Facilita il cammino, facendo dimenticar­e l’eventuale stanchezza, la bellezza di affreschi e statue in gran parte opera di Gaudenzio Ferrari, grande artista lombardo. Servirebbe, per gustarlo al meglio, rileggere un brano di Testori che così descrive la narrazione del pittore: «Le cose, le figure, i visi, i bambini giocondi e bellissimi, i signorotti opimi, i cani, i cavalli, i cavalieri, le madri, le ragazze, i giovani, gli stendardi, le carni tenere, rosa; quelle tese e gonfie per troppa, vitale maturità... Gli anni d’un paese; le antichità d’una valle; tempi e tempi di storia umana e dunque di sofferenza e di gioia, di letizia e di dolore».

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