PRIMO MAGGIO A PRATO, DIAMO VOCE ANCHE AGLI «SCHIAVI» CINESI
La manifestazione nazionale del Primo Maggio si terrà quest’anno a Prato e avrà come tema l’incremento delle morti bianche, la lunga teoria di incidenti mortali sul lavoro che ha funestato le cronache delle ultime settimane. Non si può non convenire come la scelta dei sindacati confederali sia stata giusta e di conseguenza le ragioni/proposte che Camusso, Furlan e Barbagallo esporranno dal palco di Prato andrebbero sostenute dall’intera opinione pubblica. Non sappiamo ancora però quale sarà il grado di coinvolgimento nella manifestazione dei lavoratori della Chinatown di Prato. Sono in corso contatti tra le parti e vedremo. Speriamo che la presenza degli operai cinesi al Primo Maggio degli italiani sia visibile e lasci un segno nella comunicazione e nella nostra coscienza. Nelle polemiche sul nostro disastrato mercato del lavoro più volte in questi mesi è risuonata la parola «schiavi» per identificare gli studenti costretti a una «cattiva» alternanza studio-lavoro, gli operai di Castelfrigo in lotta contro le false cooperative, infine per mettere in evidenza i problemi di tutela della prestazione dei rider delle piattaforme di consegna del cibo a domicilio. Pur solidarizzando pienamente con ciascuna di queste battaglie mi è capitato di dire che trovavo sbagliato usare per descrivere la loro condizione il termine «schiavi», che penso invece sia sicuramente adatto a definire la condizione degli operai cinesi nelle aziende del pronto-moda pratese. Purtroppo nonostante tutte le svolte «riformiste» che ogni tanto vengono proclamate la condizione del lavoro nei capannoni cinesi non è cambiata più di tanto in questi anni. Gli schiavi purtroppo sono loro e speriamo abbiano voce nel «nostro» Primo Maggio.