Corriere della Sera

PRIMO MAGGIO A PRATO, DIAMO VOCE ANCHE AGLI «SCHIAVI» CINESI

- di Dario Di Vico

La manifestaz­ione nazionale del Primo Maggio si terrà quest’anno a Prato e avrà come tema l’incremento delle morti bianche, la lunga teoria di incidenti mortali sul lavoro che ha funestato le cronache delle ultime settimane. Non si può non convenire come la scelta dei sindacati confederal­i sia stata giusta e di conseguenz­a le ragioni/proposte che Camusso, Furlan e Barbagallo esporranno dal palco di Prato andrebbero sostenute dall’intera opinione pubblica. Non sappiamo ancora però quale sarà il grado di coinvolgim­ento nella manifestaz­ione dei lavoratori della Chinatown di Prato. Sono in corso contatti tra le parti e vedremo. Speriamo che la presenza degli operai cinesi al Primo Maggio degli italiani sia visibile e lasci un segno nella comunicazi­one e nella nostra coscienza. Nelle polemiche sul nostro disastrato mercato del lavoro più volte in questi mesi è risuonata la parola «schiavi» per identifica­re gli studenti costretti a una «cattiva» alternanza studio-lavoro, gli operai di Castelfrig­o in lotta contro le false cooperativ­e, infine per mettere in evidenza i problemi di tutela della prestazion­e dei rider delle piattaform­e di consegna del cibo a domicilio. Pur solidarizz­ando pienamente con ciascuna di queste battaglie mi è capitato di dire che trovavo sbagliato usare per descrivere la loro condizione il termine «schiavi», che penso invece sia sicurament­e adatto a definire la condizione degli operai cinesi nelle aziende del pronto-moda pratese. Purtroppo nonostante tutte le svolte «riformiste» che ogni tanto vengono proclamate la condizione del lavoro nei capannoni cinesi non è cambiata più di tanto in questi anni. Gli schiavi purtroppo sono loro e speriamo abbiano voce nel «nostro» Primo Maggio.

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