IL LIMITE DEI DUE MANDATI? ANCHE L’ESPERIENZA SERVE
Caro direttore sia il Movimento Cinque Stelle che Matteo Renzi hanno parlato spesso del limite dei due mandati. Ma, tolta ogni patina demagogica, è davvero cosa buona e giusta? Si può imparare anche a fare i politici soprattutto ora che non esistono più «le cellule» di partito?
Caro signor Sostegni, C ome lei sicuramente ricorda la parola d’ordine «non più di due mandati per gli eletti» venne lanciata da Beppe Grillo nel suo primo «Vaffa-day» dieci anni fa. E da allora ha fatto molti proseliti nella convinzione che la politica non deve diventare un mestiere, che essere rieletto in continuazione non può costituire l’obiettivo esistenziale di parlamentari e amministratori. Ma vedo che anche su questo punto il Movimento sta cambiando opinione, si rende conto che l’esperienza e le competenze acquisite dagli eletti non possono essere buttate al vento. Se, per ipotesi, Di Maio diventasse premier e svolgesse con successo il suo compito cosa accadrebbe? Non verrebbe ricandidato perché il tempo è scaduto? Forse per evitare che la politica diventi un mestiere sarebbe meglio seguire il vecchio suggerimento di Amintore Fanfani: «Io consiglio ai giovani che vogliono fare politica: prima studia, impara un lavoro e conserva una tua possibilità professionale, in modo di non avere bisogno delle briciole della politica».