Corriere della Sera

Il sogno americano a teatro in stile western

Arriva a Milano «Pursuit of Happiness»: «È la decostruzi­one del mito del cowboy alla John Ford»

- Laura Zangarini

Una compagnia teatrale che ha scelto il proprio nome dalle pagine di un romanzo incompiuto di Kafka, un ensemble di danza, il sogno americano rivisitato in salsa western.

Accompagna­ta dai danzatori sloveni dell’ensemble Enknapgrou­p, Nature Theater of Oklahoma («Si cerca personale per il Teatro in Oklahoma! Il Great Nature Theater of Oklahoma ti chiama! E ti chiama solo oggi!» Amerika, Franz Kakfa), una delle compagnie più interessan­ti della scena newyorkese Off-offbroadwa­y, presenta in prima italiana Pursuit of Happiness (Ricerca della felicità), in scena l’8 e 9 maggio al Teatro dell’arte di Milano. Lo spettacolo, un ibrido tra teatro, danza e performanc­e contempora­nea, parte da una riflession­e sul diritto alla felicità, con vita e libertà uno dei tre diritti inalienabi­li difesi dalla Dichiarazi­one di indipenden­za degli Stati Uniti. Ma cos’è la felicità? A cosa serve? A migliorare il mondo? O ha a che fare con la danza?«in realtà Pursuit of Happiness — spiega Pavol Liska, con Kelly Copper fondatore di Nature Theater — incrocia due generi cinematogr­afici, il western e il film di guerra. In fondo il cowboy vive in un mondo in cui le armi sono onnipresen­ti, dove la legge è assente e la giustizia è soggetta a interpreta­zione. Un mondo che mi sembra parecchio familiare». Copper: «Pursuit è la decostruzi­one del mito del cowboy alla John Ford. Ma non solo. Anche di un certo machismo che a Hollywood il movimento #Metoo ha portato allo scoperto».

Il diritto non implica anche un dovere? «Certo, ogni dovere implica una responsabi­lità. Come quella di non calpestare i sogni altrui per inseguire i propri. In ogni caso, come ricordava Oscar Wilde, attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo. Spesso la felicità porta con sé anche il rovescio della medaglia».

L’ambientazi­one di Pursuit è quella di un saloon, con tanto di fucili appesi alle pareti in legno, le facce dei ricercati sotto la scritta «Wanted», un barman messicano con il Alla Triennale Un momento di «Pursuit of Happiness» che sarà in scena l’8 e 9 maggio al Teatro dell’arte della Triennale sombrero dietro al bancone, una giovane donna con una benda sull’occhio. Oltre a risse, scazzottat­e e denti rotti. «Le scene di violenza sono coreografa­te, naturalmen­te — sottolinea Copper —. Realizzarl­e è stata una sfida fisica e psichica. Durante le prove ci sono stati attentati terroristi­ci e sparatorie negli Usa. La violenza nel mondo è reale, un grave errore dimenticar­lo».

Cosa «accende» il vostro processo creativo? Liska: «Partiamo da una serie di domande: quando qualcosa si trasforma in teatro? Basta uno script? O se usiamo le nostre conversazi­oni telefonich­e per i dialoghi e indossiamo dei costumi stiamo già facendo teatro? Ma soprattutt­o: come possiamo essere utili, come artisti, alla società?».

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