Corriere della Sera

Inter, la Champions decide il futuro di Spalletti e Icardi

- Alessandro Bocci

MILANO Intorno a un cambio sbagliato, drammatica­mente sbagliato, ruota il futuro dell’inter: Spalletti, Icardi, la dirigenza. Tutti in bilico. I soldi della Champions diventano fondamenta­li. Così, al netto delle polemiche e delle ingiustizi­e più o meno palesi, i nerazzurri provano a fare quadrato. «Sono orgoglioso di voi. Non molleremo e faremo tutto il possibile per lottare sino all’ultimo minuto. Non è ancora finita e se ogni partita faremo vedere questo spirito, vedremo cosa accadrà a Roma contro la Lazio», dice Steven Zhang, l’uomo della proprietà cinese in Italia, qualche minuto dopo la mezzanotte con l’adrenalina ancora in circolo e il cuore che batte forte.

Il patto nasce spontaneo: nove punti nelle ultime tre giornate, ripartendo dal gagliardo secondo tempo in cui l’inter ha messo alle corde la Juventus. Sino a quel cambio maledetto ordinato da Spalletti: fuori Icardi, che peraltro non voleva uscire, dentro Santon. Può una stagione essere decisa da una sostituzio­ne azzardata? Forse sì. Senza i 40 milioni che entrerebbe­ro nelle casse della società con la qualificaz­ione all’europa dei grandi, il progetto dell’inter subirebbe uno scossone. I cinesi sono riflessivi, fino a un certo punto. Credono al riscatto, ma se il traguardo non fosse raggiunto potrebbero anticipare la rivoluzion­e. Icardi, che Walter Sabatini avrebbe volentieri ceduto per un centinaio di milioni, rischia di essere sacrificat­o nel nome del bilancio e del fair play finanziari­o. Le offerte non mancherann­o, stiamo parlando di un centravant­i da 27 gol in campionato. Ma è un cane che si morde la coda. È difficile crescere cedendo il miglior giocatore.

Cruciale la posizione di Luciano Spalletti. Il cambio di Santon ha avuto effetti nefasti, ma se l’inter al momento ha dieci punti in più della scorsa stagione, ha mostrato personalit­à e condizione nel secondo tempo contro la capolista e non ha abbandonat­o la sua guida al proprio destino, qualcosa vorrà dire. Le qualità del tecnico sono indiscutib­ili. Può darsi che l’inter decida di scaricarlo, magari per inseguire il sogno Conte, ma può anche essere che in mancanza di chiarezza progettual­e sia lui a farsi da fare.

Sicurament­e adesso non ci pensa. Perché Spalletti non è tipo da mollare in anticipo. Ieri mattina alla Pinetina, prima dell’allenament­o, ha discusso con Ausilio e Gardini. Ma nessuno ha parlato di futuro e, al di là dei discorsi sui torti arbitrali, l’argomento è stato come vincere le prossime tre partite, a cominciare dalla trasferta di Udine, domenica alle 12.30 e poi quella successiva a San Siro con il Sassuolo. L’obiettivo è arrivare a giocarsi tutto all’ultima giornata con la Lazio. Conquistar­e quello spareggio sarebbe già un successo. Le romane sono in fuga, fuori tiro, lontane quattro punti. La Champions, all’improvviso, è diventata una specie di chimera. La classifica deficitari­a acuisce il disagio interista, soprattutt­o quello della proprietà. Anche i dirigenti rischiano. Più Gardini di Ausilio, ma tutti e due sono in discussion­e, come è logico che sia in un momento così, al tramonto dell’ennesima stagione in altalena. Entrambi ora hanno promesso sostegno alla squadra e all’allenatore. Ma senza la Coppa con le grandi orecchie è il caso di prepararsi a un ribaltone. Suning è lontano e forse non ha il polso chiaro della situazione. Ma la sua pazienza potrebbe finire in fretta.

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