Gli alpinisti nella trappola di ghiaccio
Non riescono a tornare al rifugio. In cinque gravissimi
Intrappolati nella tormenta. A oltre tremila metri. Nelle montagne di Zermatt, in Svizzera. Quattordici alpinisti sono stati sorpresi da un improvviso peggioramento delle condizioni meteo: quattro sono morti — uno è italiano —, 5 feriti gravi. Altri cinque alpinisti hanno perso la vita ieri sulle Alpi.
Ingannati da una fitta nebbia e intrappolati da un vento gelido che ha fatto precipitare la temperatura fino a 20 gradi sotto lo zero: e assiderati. Sono morti così quattro alpinisti, tra cui la guida italiana del gruppo, Mario Castiglioni, 59 anni, comasco, padre di tre figli. Altre cinque persone sono in fin di vita. Tutti investiti da una tormenta ad alta quota, nelle montagne del canton Vallese nella zona di Zermatt. Teatro della tragedia la zona tra la Pigne d’arolla e il monte Collon, a oltre 3.100 metri d’altitudine.
Tutte le vittime — di cui, salvo l’italiano, ancora non sono chiare identità e nazionalità — facevano parte di una comitiva (formata da due gruppi che si erano riuniti) composta in tutto da 14 persone provenienti da Francia, Germania e Italia e partite domenica per un’escursione lungo la Haute Route tra Zermatt e Chamonix, tra il Cervino e il Monte Bianco, a ridosso del confine tra la Svizzera e l’italia.
La causa della sciagura nel Canton Vallese dovrebbe essere stata un improvviso peggioramento delle condizioni meteo che potrebbe aver colto di sorpresa il gruppo condotto da Castiglioni e dalla moglie Kalina Damyanova, una guida escursionistica bulgara.
La coppia da qualche anno si era stabilita in Canton Ticino, proprio per organizzare escursioni in montagna. Con la temperatura scesa in picchiata, gli alpinisti, che non sono riusciti a trovare alcun rifugio, hanno trascorso la notte tra domenica e lunedì all’addiaccio e con temperature sotto lo zero.
I rocciatori erano partiti dal rifugio «Cabanne des Dix, a 2.900 metri di quota e dovevano arrivare alla tappa successiva,«la cabanne des Vignettes», a 3.157 metri lungo un percorso denominato «Serpentine»; procedevano in due gruppi distinti, uno di dieci persone e un altro di quattro quando durante il tragitto sono stati sorpresi dalla tormenta.
Stavano salendo verso il ghiacciaio della Pigne d’arolla, quando è calata una fitta nebbia. Neve, folate di vento gelido attorno ai 100 chilometri all’ora.
Soltanto lunedì mattina sono partite le ricerche, anche con elicotteri, e sono stati individuati i dispersi. Quattro di loro sono morti per ipotermia, altri cinque sono stati trasportati negli ospedali della zona in gravi condizioni per le medesime ragioni, secondo quanto confermato da Steve Leger, portavoce della polizia cantonale del Vallese.
Qualcuno ora dice che i soccorsi avrebbero potuto partire prima, che l’allarme è stato lanciato in ritardo. A chiamare i soccorritori nella mattinata di ieri sono stati i gestori del rifugio Vignettes dove la comitiva era attesa la sera prima. Int0rno a mezzogiorno i dispersi sono stati individuati dagli elicotteri; uno degli escursionisti è stato trovato già privo di vita, forse caduto, altri tre sono morti dopo l’arrivo in ospedale.
Poi le altre tragedie: in Svizzera, nel cantone Berna, due scalatori sono morti durante un’ascesa al Monk. La loro scomparsa era stata segnalata domenica sera.
Altri due escursionisti hanno perso la vita lunedì sul Monte Bianco, in territorio francese. La quinta vittima è una donna russa che si era perduta, con le ciaspole ai piedi, sul versante italiano del Monte Rosa.
Esperto Mario Castiglioni aveva 59 anni Ieri hanno perso la vita altri cinque alpinisti