Corriere della Sera

A giugno è già impossibil­e E il Quirinale avverte sui rischi del voto in autunno

Nessuno spazio per governi di minoranza. Venerdì la decisione

- di Marzio Breda

Con le urne in ottobre il nodo della Stabilità e i timori di speculazio­ni finanziari­e

La proposta di un governo delle regole di Renzi non è sembrata una vera apertura

I partiti nel gorgo di un inarrestab­ile cupio dissolvi e che eccitano le piazze con lo slogan di un immediato ritorno alle urne, mentre l’italia è ancora senza un governo. Così, ogni giorno più scoraggian­ti, appaiono al Quirinale le ultime dinamiche politiche a due mesi dal voto. Per rispetto delle regole, Sergio Mattarella attenderà la direzione del Pd, giovedì, con una certificaz­ione ufficiale di una linea strategica. Del resto, non è che un’intervista, per quanto esplicita come quella di domenica sera in tv a Matteo Renzi, può per lui sostituirs­i al pronunciam­ento di un organo di partito. Tantomeno possono, quelle parole dirompenti dell’ex premier, indicargli una rotta in grado di portarci fuori dalle nebbie delle quali la politica è prigionier­a. Dal Quirinale, infatti, al momento non si vedono altro che pericolose caligini, all’orizzonte. E questo preoccupa il capo dello Stato, che si trova le mani sempre più legate.

Molti si chiedono che cosa dovrebbe fare il presidente in una fase convulsa come questa. Ascoltare le richieste arrivate dal centrodest­ra e, in particolar­e, da Berlusconi che, euforico per i risultati elettorali in Friuli Venezia Giulia, chiede un incarico subito per Matteo Salvini? E fare finta di nulla, quando gli ripetono che la cinquantin­a di voti mancanti a formare una maggioranz­a li troveranno in Parlamento?

No, quest’ipotesi di un incarico al buio Mattarella l’ha già esclusa in passato e non l’accoglierà adesso. Anche l’opzione di un esecutivo cosiddetto di minoranza non funziona, dal suo punto di vista, in quanto richiedere­bbe un patto politico non una scommessa o, come alcuni polemicame­nte suggerisco­no, una compravend­ita di parlamenta­ri. Se il centrodest­ra insegue una simile soluzione — si obietta — faccia uscire allo scoperto i potenziali convertiti alla causa, in modo che costituisc­ano dei gruppi alle Camere. Infatti, in caso d’incertezza sui numeri, compirebbe un azzardo lo stesso presidente. Perché Salvini (o Giorgetti, il cui nome ritorna) farebbe il governo, salirebbe sul Colle a giurare con i propri ministri per poi magari non ottenere la fiducia dell’aula, restando in carica fino alle elezioni. Con vantaggio suo, svantaggio degli altri e un caos incontroll­abile nel Paese.

Intanto, chi grida «al voto, al voto», dovrebbe sapere che la «finestra» di giugno è di fatto chiusa per effetto della legge sugli italiani all’estero in cui si indica un minimo di 60 giorni per avviare le procedure elettorali, prima della data fissata per l’apertura delle urne. Perciò rimarrebbe solo «l’orrore» del voto a settembre/ottobre, cui Mattarella fatichereb­be a rassegnars­i per due motivi. Anzitutto perché il risultato elettorale sarebbe con ogni probabilit­à simile, consegnand­oci a un’altra stagione d’instabilit­à. E perché, qualora i partiti riuscisser­o comunque a mettere insieme una maggioranz­a, non ci sarebbero i tempi tecnici per fare la legge di Stabilità, imponendoc­i il drammatico combinato disposto di esercizio provvisori­o di bilancio e nessun governo. Risultato: un Paese esposto a nuove speculazio­ni finanziari­e.

Altra variante rimbalzata in queste ore al Quirinale, lo scenario di un grosso pezzo di Pd che corre in soccorso al centrodest­ra, offrendogl­i i voti necessari per essere autosuffic­iente. È la «teoria Letta», che Forza Italia vorrebbe sigillare (contro il parere di Salvini) ma che non è mai stata formalizza­ta davanti al capo dello Stato. Il quale, per inciso, si è finora mosso con assoluta linearità, mettendo alla prova le richieste dei partiti anche se, per come si sono via via mossi, lo hanno profondame­nte deluso.

E, infine, scenario residuale, quali chance dare alla proposta di un governo per le regole avanzata da Renzi? Con chi sarebbe fatto? La mossa è parsa, più che una cosa seria, un tentativo di sviare l’accusa di dire solo e sempre dei no. Anche perché non tiene conto che, per fare ciò che l’ex leader del Pd ha buttato lì (una riforma della Costituzio­ne che occhieggia al presidenzi­alismo francese), dopo ci sarebbe con ogni probabilit­à un referendum. Si potrebbe fare solo in teoria. Purché ci fosse un oggi impensabil­e clima di concordia e la consapevol­ezza che bisognereb­be lavorarci sopra per almeno due-tre anni.

Insomma, «siamo da capo a dodici», dicono sul Colle. Non si muove nulla e i tentativi che vengono annunciati, regolarmen­te abortiscon­o. Tutti. Esaurendo uno schema dopo l’altro. Il che obbliga Mattarella a un di più di riflession­e, prima di assumere in prima persona una decisione. Lo farà venerdì.

 ??  ?? Passeggiat­a Sergio Mattarella, 76 anni, nei giardini del Quirinale con il segretario generale Ugo Zampetti, 68
Passeggiat­a Sergio Mattarella, 76 anni, nei giardini del Quirinale con il segretario generale Ugo Zampetti, 68

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy