«Ci vediamo in direzione». Sfida nel Pd
Martina rilancia e attacca Renzi. Franceschini: l’ex premier un signornò. E lui: continuo a dire la mia
Al Nazareno volano gli stracci. E si contano le ferite dopo l’uscita tv di Matteo Renzi. Le parole dell’ex segretario Pd di chiusura totale al dialogo con il M5S infiammano gli animi. Il primo bersaglio interno dell’ex sindaco di Firenze si chiama Maurizio Martina, il reggente che dall’indomani della debacle elettorale cerca di traghettare la nave dei democratici.
Dopo 18 ore di silenzio Martina attacca: «Ritengo — scandisce — ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società». Non intende arrendersi il «reggente» («Dimissioni? No, assolutamente»), annuncia invece che porterà la sua posizione alla direzione di giovedì, dove, assicura, «servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni». A sera la replica di Renzi: «Rispetto per tutti, censura per nessuno: davvero tutti possono andare in tv tranne uno? Non scherziamo, amici. Continuerò ad ascoltare tutti e a dire la mia ovunque: in direzione, in assemblea, in Parlamento, sui social, in tv». E ancora: «Io penso che votare un governo Di Maio sarebbe tradire il mandato degli elettori».
Fra i dirigenti del Pd in tanti non hanno gradito le parole dell’ex segretario. Dario Franceschini si è servito di Twitter per sottolineare come «dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più». Dello stesso tenore l’attacco di Michele Emiliano: «Per ben due volte, a distanza di pochi mesi, il segretariopremier del Pd si è dovuto dimettere da tutto. Ciononostante, insiste nel voler riproporre il suo ruolo di leader formale o di fatto senza prendere atto del giudizio degli elettori». Un giudizio critico arriva anche da Andrea Orlando: «Non c’è una linea né condivisa né maggioritaria, non si capisce chi dirige il partito». E anche chi, come Nicola Zingaretti, è solito misurare le parole, non si risparmia: «Se si va in tv, a poche ore dalla direzione, a fare uno show si genera solo caos e confusione. Questo dopo una lunga serie di sconfitte è molto grave».
I renziani fanno quadrato attorno al proprio leader. Il presidente del Pd Matteo Orfini parla di «normale confronto di idee. Al quale hanno partecipato tutti quelli che ora si lamentano. Ricordo che ci chiamiamo Partito democratico e a nessuno può essere chiesto di non dire ciò che pensa». Mentre Lorenzo Guerini invita «tutti alla calma e ad abbassare i toni».