Il berretto monitora-emozioni Così la Cina controlla i lavoratori
Progetto pilota per rilevare le onde cerebrali. «Più sicurezza ed efficienza»
PECHINO Il sogno di ogni industriale è di avere manodopera a prova di errore, che non si distrae mai e pensa solo alla produzione perfetta. La Cina del socialismo coniugato con il capitalismo statale forse ha risolto il problema, con un sistema di «lettura del cervello». Sono stati lanciati già diversi allarmi sulla sorveglianza tecnologica invasiva della sfera personale dei cittadini cinesi (e anche di quelli nel resto del mondo, come ci ha insegnato l’ex analista della Cia Edward Snowden), ma questa volta Pechino sostiene di usare la scienza «per il bene comune», per evitare lo stress mentale e i conseguenti errori sul lavoro. Come? Con un cappello che legge nella mente.
Alla Zhongheng Electric di Hangzhou gli operai indossano caschi protettivi con dentro elettrodi che registrano le loro onde cerebrali alla catena di montaggio. Secondo l’azienda, specializzata in prodotti per le telecomunicazioni, l’analisi di questi dati serve al management per osservare i turni di lavoro e il flusso della produzione, correggendoli e aggiustando i tempi di riposo in base alle sensazioni e reazioni cerebrali della manodopera, che segnalano stanchezza, frustrazione e calo di attenzione. mila
Gli operai della società di elettricità di Hangzhou che sta testando i sensori nei caschetti Sensore wireless inserito sotto il cappello: registra le onde cerebrali e riversa le informazioni a computer centrali Il casco cattura-pensieri contiene sensori wireless leggerissimi che tengono sotto monitoraggio continuo le onde celebrali di chi lo indossa e riversano le informazioni a computer centrali forniti di Intelligenza artificiale e le comparano con i big data per scoprire picchi emotivi anormali. Secondo un’inchiesta del South China Morning Post lo produce una società di Shanghai, la Deayea Technology, su uno studio dell’università di Ningbo dove il progetto «Neuro Cap» è finanziato dal governo. I risultati sarebbero eccellenti dal punto di vista economico: un’altra società di Hangzhou, che fornisce energia elettrica alla provincia dello Zhejiang, ha guadagnato 2 miliardi di renminbi (250 milioni di euro circa) in profitti dovuti a mancati errori e inefficienze «emotivi» da quando ha adottato questi caschi nel 2014.
Si tratta di un progetto pilota, ma comunque siccome siamo nella Cina dei grandi numeri ha proporzioni importanti Il cappello da ferroviere con tecnologia «Neuro Cap», nata da un progetto universitario finanziato dal governo perché solo l’azienda dell’elettricità di Hangzhou ha oltre 40 mila operai e tecnici e in tutto al momento sono una dozzina le industrie che lo sperimentano.
La rilevazione delle onde cerebrali di Neuro Cap, il «cappello decifratore di (cattivi) pensieri» viene utilizzata anche per i ferrovieri sui treni dell’alta velocità, che in Cina sfrecciano a oltre 320 km orari di media e sono puntuali al secondo. Sensori sotto il berretto da ferroviere. Il lavoro dei capitreno è delicato. E a quelle velocità una disattenzione si paga cara.
Ma si può entrare nella mente dei cittadini-lavoratori a fin di bene? «Sicuro, se il sistema dà l’allarme intervengono i manager, che consigliano al dipendente stressato di prendersi un giorno di riposo», ha assicurato al South China Morning Post la professoressa Jin Jia, docente di scienza del cervello e psicologia cognitiva all’università di Ningbo. La cattedratica ammette che «all’inizio i lavoratori hanno fatto resistenza, sospettando che gli leggessimo nel cervello, poi si sono abituati, per la loro sicurezza e quella dei compagni». Quindi, via libera a un programma che ricorda «Minority Report», il film distopico di Steven Spielberg dove un sistema agghiacciante prevedeva e preveniva devianze e reati dei cittadini (nella finzione: Tom Cruise).