La profezia di Bill Gates su virus e pandemie
Record d’incassi mondiale nei primi giorni per il nuovo film della Marvel (641 milioni) Ecco perché ci immedesimiamo in loro
F orse non riusciranno a difendere l’universo (e nemmeno a risanare Roma, come ha malignato giorni fa su Twitter il ministro Calenda), però gli Avengers hanno già portato a termine un’impresa eroica: l’ultimo film della Marvel ha debuttato lo scorso 25 aprile (e due giorni dopo negli Stati Uniti) raccogliendo già oltre 641 milioni di dollari in tutto il mondo — e mancano ancora la Cina e la Russia.
In confronto, i 541 milioni dell’esordio di Fast and Furious 8 sembrano le goccioline di sudore dell’incredibile Hulk, tanto per citare uno dei supereroi della grande adunata di Avengers: Infinity War. Un’adunata da vertigine: Capitan America accanto a Iron Man, l’uomo Ragno che si contorce sul muro poco dopo Vedova Nera.
Così, nel film diretto da Joe e Anthony Russo si ritrovano tutti gli eroi di questa macchina di sogni che va sotto il nome di Marvel Cinematic Universe, un pianeta fondato apposta per far convivere questi personaggi 1 così diversi eppure capaci di scambiarsi storie, ambientazioni, racconto. Una macchina narrativa «coerente» e «affidabile» (come l’ha definita il New York Times), che poco alla volta ridisegna i confini dell’epica.
E del coraggio: questa volta la lotta contro il perfido Thanos non nasce dalla scintilla prometeica dell’eroe solitario, ma è una condivisione di forze e ideali. Per esempio, la storica battaglia di Capitan America contro le forze dell’asse si sposta in un territorio più ignoto, accanto a Falcon e a Natasha Romanoff (la Vedova Nera). Una fabbrica di eroismo collettivo divisa anche in città distanti e che mette sullo stesso piano il tormentato Iron Man e la rabbia incontrollabile di Hulk. Una fabbrica di eroismo globalizzata, potremmo dire, senza alcun confine spazio temporale. Ecco perché il «fattore nostalgia» forse non basta a spiegare l’enorme successo di questi film di supereroi. Non è soltanto il ricordo dei pomeriggi che abbiamo trascorso facendo il tifo per l’uomo Ragno che oggi ci fa andare al cinema.
Tito Faraci, autore di numerose storie di fumetti e curatore della collana Feltrinelli Comics nata da poco, fa notare che «questa compresenza di personaggi non è nuova: già nei Fantastici Quattro (creatura di Marvel Comics del 1961, ndr) ci appassionavamo alla Torcia umana che agiva insieme alla Cosa o al fianco della Donna Invisibile. Sin da allora gli autori di queste narrazioni si confrontavano con un desiderio crescente nel pubblico, composto di adulti e di bambini: il desiderio, cioè, di storie dove tanti personaggi rappresentassero ciascuno un pezzetto di noi».
L’eroe solitario, in fondo, appartiene a un mondo ottocentesco, romantico. «Il Novecento è stato il secolo della frammentazione dell’io, e tanta letteratura, a cominciare da Pirandello, ce lo ha raccontato», commenta Adriano Zamperini, docente all’università di Padova e psicologo specializzato nelle dinamiche della violenza. Quindi facciamo più fatica a identificarci con un solo personaggio e ci viene meglio specchiarci in una molteplicità di caratteri?
Forse sì, ma non basta. Nella coralità delle avventure come questa, le fragilità dei singoli, quelle caratteristiche umanissime (come il passato
«Un eventuale nuova pandemia potrebbe causare oltre 30 milioni di morti». È l’allarme lanciato da Bill Gates che ha presentato una simulazione di come un nuovo virus potrebbe diffondersi. L’allarme è condiviso sia dall’organizzazione mondiale della sanità che della Banca mondiale anche se è impossibile prevedere il tipo di virus o il momento in cui si manifesterà, dicono gli epidemiologi. La culla più probabile sarà l’asia e lo scenario è verosimile entro i prossimi 10 anni, ha aggiunto il fondatore di Microsoft. «Non siamo preparati e il pericolo biologico è urgente», ha concluso. doppia pulsione, che oscilla tra paura e desiderio. Paura di essere come loro, desiderio di essere come loro». Pensiamo solo a Hulk, la creatura verde di rabbia, che non riesce a controllare la sua collera: una perfetta rappresentazione dell’adolescenza. O alla Vedova Nera, nel film impersonata da Scarlett Johansson: la spia che ha un passato indicibile e una forza incrollabile come la bellezza dei suoi capelli.
In questo girotondo di (super)eroi non possiamo non ritrovare un pezzo di quello che siamo stati e che saremo. Con loro ci illudiamo di poter salvare il mondo. Anche se di qua dallo schermo.