Corriere della Sera

DA ALFIERI A DE AMICIS FIERI DEL RISORGIMEN­TO

- Aldo Cazzullo Stefano Masino

Caro Aldo, sto leggendo due autori molto differenti tra loro, non solo per epoche e stile, però accomunati da un provato patriottis­mo. In Edmondo De Amicis un amore per la Patria tenero e sentimenta­le; in Vittorio Alfieri, più forte. Si pensi, oltre alle Tragedie e alle Odi, all’opera Il Misogallo, molto critica verso il popolo francese, che ha rinnegato, secondo Alfieri, i valori della Rivoluzion­e. In che modo valori giusti e buoni come quelli che animarono il Risorgimen­to italiano si tramutaron­o, non certo per colpa di Alfieri, sepolto in Santa Croce a Firenze, in valori di altro tipo, esasperati, autoritari e forieri di azioni sbagliate?

Caro Stefano,

Èraro e quindi prezioso che qualcuno legga ancora Alfieri e De Amicis. Le farà piacere sapere che Gabriele Vacis porterà al Carignano di Torino un’opera che prende spunto proprio da Cuore, immaginand­o che vent’anni dopo i ragazzi di De Amicis vadano a combattere ad Adua. Mentre sulla sepoltura di Alfieri in Santa Croce non si possono non ricordare i versi di Foscolo: «E l’ossa fremono amor di patria».

Il Risorgimen­to, caro Stefano, non è di moda; né potrebbe essere altrimenti, in un Paese che disprezza se stesso come l’italia di oggi, che semmai rivaluta i Borbone e i briganti. Per aver ricordato i martiri del Risorgimen­to del Sud ho ricevuto i soliti insulti dai moderni sanfedisti. Ma non è di loro che mi voglio occupare; del Risorgimen­to non sanno nulla e nulla gliene importa; cavalcano e rinfocolan­o il risentimen­to del Sud verso il Nord; proprio come i nordisti, secondo cui il Veneto sarebbe la Baviera se non fosse zavorrato dal Mezzogiorn­o: la colpa è sempre di altri italiani. La realtà è che il Risorgimen­to fu un periodo straordina­rio, aperto dai versi di Foscolo e Leopardi e segnato dal grande romanzo di Manzoni e dalla musica di Verdi. Fece discutere intelligen­ze della statura di Cavour, Cattaneo, Mazzini, Gioberti, Balbo, D’azeglio, Settembrin­i, Nievo. Dimostrò al mondo, con Garibaldi, che gli italiani sapevano battersi e morire per riconquist­are una patria. Ci furono pagine nere, come la guerra civile al Sud. E il clima autoritari­o di fine ’800, con la repression­e dei moti popolari, non era certo quello sognato dai padri. Ma il Risorgimen­to segna anche l’inizio delle libertà civili, la fine dei ghetti e delle forche, della monarchia assoluta e della tortura di Stato, del potere temporale del clero e del monopolio religioso dell’insegnamen­to, con la nascita della scuola pubblica, gratuita e obbligator­ia.

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