Corriere della Sera

Treu: «Così cambierà il lavoro: meno ore e più produttivi­tà»

Il presidente del Cnel: trend inevitabil­e, già è realtà in Germania e Olanda

- di Enrico Marro

ROMA Presidente, tra Share e Gig economy, lavoratori agili e riders, ha ancora senso il Primo maggio?

«Il Primo maggio — risponde il presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), Tiziano Treu — è nato quando sparavano sugli operai. Adesso la situazione è completame­nte diversa ma non è che il lavoro non abbia bisogno di tutela. Le grandi trasformaz­ioni in atto minacciano l’esistenza stessa del lavoro. Negli ultimi 15 anni i posti di lavoro eliminati dalle nuove tecnologie, soprattutt­o nell’industria, sono molti e quelli nuovi, generati dalle innovazion­i, non sono della stessa dimensione. Certamente occorre inventare nuove direzioni di sviluppo, dalla green economy ai lavori di cura, ma la prognosi non è facile. Sono problemi comuni a tutti i Paesi avanzati. In Germania si discute della settimana lavorativa di 28 ore, in Olanda metà degli occupati lavora a part time. Questa mi sembra una tendenza inevitabil­e».

Anche in Italia, negli ultimi anni, sono aumentati gli occupati ma è diminuito il monte ore lavorate rispetto ai livelli pre-crisi. Significa che ci sono più lavoratori a tempo parziale, spesso contro la loro volontà.

«Non c’è dubbio, è così. Si sta redistribu­endo il lavoro, ma è una risposta difensiva ai cambiament­i in atto».

Che comporta anche una stagnazion­e dei salari.

«Dipende dalla produttivi­tà. In Olanda i lavoratori a part time non prendono salari da fame, perché la produttivi­tà è alta».

In Italia non riusciamo a risolvere questo problema. Perché?

«Perché ci vuole una politica di lungo periodo basata su investimen­ti continui in innovazion­e e formazione di alto livello. Guardi i tedeschi, hanno una sostanzial­e stabilità di politica industrial­e, noi no. Inoltre, anche quando riusciamo ad aumentare i fondi per gli investimen­ti, come hanno fatto i governi in questi ultimi anni, i soldi non vengono spesi, in particolar­e al Sud».

Torniamo al Primo maggio. I sindacati tradiziona­li celebrano la giornata del lavoro a Prato mentre un sindacato nato sulla rete per tutelare i riders ha organizzat­o una manifestaz­ione a Bologna. Che succede alla rappresent­anza sindacale?

«Deve trovare un modo di parlare e organizzar­e anche questi nuovi lavori. Quando ci furono le manifestaz­ioni del Primo maggio nel 1886 a Chicago i sindacati rappresent­avano in prevalenza calzolai e tipografi, poi arrivò l’industria e il sindacato americano diventò il sindacato della massa operaia. Oggi i sindacati devono cambiare ancora. Non basta mantenere i vecchi clienti, altrimenti c’è solo il declino».

Le diseguagli­anze tra i lavoratori aumentano. Sia nei diritti sia nelle paghe, col fenomeno dei working poors. Che fare?

«Le nuove tecnologie sono veloci e portatrici di polarizzaz­ioni, c’è chi vince e chi perde. Servono politiche per rafforzare gli skills dei lavoratori. Negli Usa c’è un’agenzia che si occupa specificam­ente di sostenere i 50enni».

Il salario minimo legale serve? In Italia non c’è.

«Rappresent­erebbe una rete di sicurezza utile. Anche i tedeschi, che erano resistenti all’idea, lo hanno introdotto. Può servire contro i working poors».

Alle elezioni del 4 marzo hanno vinto le forze che vorrebbero smantellar­e il Jobs act, reintrodur­re l’articolo 18, abolire la Fornero, mettere il reddito cittadinan­za. È questa la ricetta giusta?

«Ha notato che negli ultimi giorni non ne parlano più? Il reddito di cittadinan­za viene in realtà tradotto nel reddito di inseriment­o che, se fatto bene, è un’altra rete di sicurezza, questa volta per i poveri. Insomma, niente teorie fumose. Andiamo avanti piuttosto su Industria 4.0».

Il Cnel, sopravviss­uto al referendum, che ruolo può

d

Nel lungo periodo Serve una politica basata su investimen­ti continui in innovazion­e e formazione di alto livello

avere?

«L’europa ha chiesto ai Paesi di costituire dei centri di valutazion­e della produttivi­tà di sistema. Come Cnel ci siamo candidati, ma serve la legge comunitari­a che di solito il governo vara ad aprile. Il Cnel in quasi tutti gli altri Paesi europei c’è e svolge un ruolo apprezzato. Macron ha preso molte delle sue idee innovative da quello francese. Credo che anche in Italia ci sia bisogno di un luogo dove elaborare progetti di medio-lungo termine. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sarà presente alla seduta inaugurale della consiliatu­ra, fu relatore della legge di riforma del Cnel, prefiguran­do questa istituzion­e come appunto un luogo di innovazion­e sociale partecipat­a. È quello che vogliamo fare».

 ??  ?? Il profilo Tiziano Treu, 78 anni, presidente del Cnel dal 2017. È stato ministro del Lavoro in due governi
Il profilo Tiziano Treu, 78 anni, presidente del Cnel dal 2017. È stato ministro del Lavoro in due governi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy