Il maggio rock di Gianna
«Canterò anche Guccini riletto in chiave nu metal Il rap? Esalta la parola ma rischia l’uniformità»
L’intervista Nannini oggi protagonista del Concertone
ROMA Il Primo Maggio nella romana piazza San Giovanni ha la sua regina: Gianna Nannini. Canterà seduta su un trono perché ci vorrà almeno un mese prima che si riprenda dall’incidente avvenuto durante il concerto a Genova. «Così ho scoperto una dimensione più rilassata — dice — quando sto in piedi ho troppa energia».
È l’artista di punta del Concertone. Contenta?
«Chiamarlo Concertone è riduttivo, si è trasformato in un Festival rock, da noi mancava. Che abbiano chiamato me, donna, è un bel segnale. Sono contenta di essere headliner di questo festival che punta sui nuovi talenti».
Torneranno Max Gazzè, Carmen Consoli, Lo Stato Sociale...
«Rappresentano una marcia in più, segnano una nuova epoca del Festival Primo Maggio. Oltre a loro, c’è il fior fiore della musica alternativa e indipendente che non si può più chiamare così perché è molto conosciuta. A me piacciono Frah Quintale, Gazzelle. C’è stata una rivoluzione creata dal pubblico che attraverso i social sceglie la musica. Prima bisognava aspettare le decisioni delle discografiche».
I sindacati confederali, la Festa del Lavoro. È sempre stato un concerto politico. Si trova a suo agio?
«Prima lo era ed era noioso. Non sono per la politica nella musica, ma per i fatti personali che diventano politica. L’emozione è la rivoluzione, non le chiacchiere o rivestirsi di ruoli che non puoi avere. I discorsi li lascio a quelli che li sanno fare, noi pensiamo alla musica. Anche se non dimentico che questo è un festival all’insegna di parole che non sono mai fuori moda come solidarietà e soprattutto sicurezza sul lavoro. Io ci sono passata: a 17 anni, ho avuto un incidente nella pasticceria di mio padre, una macchina mi ha tagliato due dita. Niente di gravissimo, ma il mio è un caso simbolico. Pure questo aspetto conta».
Cosa canterà?
«Ci sarà una citazione di Francesco Guccini, Dio è morto che ho rifatto in chiave pesante, nu metal, e ho inciso nell’album Hitalia. E canterò i miei pezzi più famosi perché devono scatenare il rock, far muovere le persone, trasmettere un oceano di energia».
Guccini ritorna nella sua carriera.
«Fa parte del mio Dna. Aprivo i suoi concerti nel ’79, il rock non c’era, c’erano i cantautori in Italia. Era una grande occasione. Ma, pochi giorni prima dell’inizio del tour, picchiai un poliziotto in Grecia e mi misero in galera per tre giorni. Tornai in Italia in tempo per il concerto, ma non avevo fatto le prove. Sul palco feci schifo. Ricevetti un complimento: “Brava, ha cantato Janis Joplin”. Solo uno, il resto del pubblico mi fischiò».
È il suo terzo Primo Maggio.
«Ricordo bene quello del ’94 perché quel giorno morì Ayrton Senna. Avevo bisogno di rinforzi per suonare America e chiamai il mio amico Alexander Hacke degli Einstürzende Neubauten. Lui costruì un vibratore e lo ricoprì con la bandiera americana con cui fece rumori, effetti Larsen».
Di festival ne ha fatti tanti.
«Sì, in Europa. Con gli U2, i Police, i Jethro Tull, Blondie. Si tornava in albergo e si stava insieme, ogni tanto ci si ubriacava. Ho passato ore a parlare di musica con Bono. I festival sono la mia dimensione. In Italia non hanno mai privilegiato il nostro rock che da noi ha sempre fatto fatica. Esclusi Vasco e Ligabue».
In questo Primo Maggio c’è tanto rap.
«Dà la possibilità alla parola di creare uno spazio musicale che prima non c’era. Ma deve trovare un suo suono. Non basta mettere su una base, perché sono tutte uguali».
Fabri Fibra fu prima invitato al Primo Maggio e poi cacciato con l’accusa di fare canzoni misogine.
«Non è vero. Io l’ho sdoganato Fabri Fibra, quando non era famoso. Ho inciso una canzone con lui e anche con Fedez. Fabri è tutto tranne che quello».
Cosa le manca?
«Uno dei miei punti di riferimento è Janis Joplin. Ho conosciuto la sua musica quando era già morta, ma per me è stata una maestra di canto, oltre che di vita. Vorrei incidere un disco soul. Prima o poi ci arrivo».
d Concetti come solidarietà e sicurezza sul lavoro non saranno mai fuori moda, però i discorsi li lascio fare ad altri: io penso alla musica